Papa: “L’ansia peggiore è l’assenza di punti di riferimento”

Al Regina Caeli Francesco ricorda "con gratitudine e affetto tutte le mamme, affidandole alla protezione di Maria, la nostra Mamma celeste". Il richiamo a "non vivere senza meta né destinazione"

Foto © Vatican Media

Francesco guida la recita della preghiera del Regina Caeli
dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Nel’introdurre la preghiera mariana, il Papa evidenzia che “nel Vangelo di oggi ascoltiamo l’inizio del cosiddetto “Discorso di addio” di Gesù. Sono le parole che rivolse ai discepoli al termine dell’ultima Cena, appena prima di affrontare la Passione. In un momento così drammatico, Gesù cominciò dicendo:’Non sia turbato il vostro cuore‘. Lo dice anche a noi, nei drammi della vita. Ma come fare perché il cuore non si turbi? Il Signore indica due rimedi al turbamento. Il primo è: ‘Abbiate fede in me‘. Sembrerebbe un consiglio un po’ teorico, astratto. Invece Gesù vuole dirci una cosa precisa. Egli sa
che, nella vita, l’ansia peggiore, il turbamento, nasce dalla sensazione di non farcela, dal sentirsi soli e senza punti di riferimento davanti a quel che accade. Quest’angoscia, nella quale a difficoltà si aggiunge difficoltà, non si può superare da soli. Per questo Gesù chiede di avere fede in Lui, cioè di non appoggiarci a noi stessi, ma a Lui. Perché la liberazione dal turbamento passa attraverso l’affidamento. E Gesù è risorto e vivo proprio per essere sempre al nostro fianco. Allora possiamo dirgli:’Gesù, credo che sei risorto e che mi stai accanto. Credo che mi ascolti. Ti porto quello che mi turba, i miei affanni: ho fede in Te e mi affido a Te'”.

Un posto in Cielo

Prosegue il Pontefice: “C’è poi un secondo rimedio al turbamento, che Gesù esprime con queste parole:’Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Vado a prepararvi un posto‘. Ecco che cosa ha fatto Gesù per noi: ci ha prenotato un posto in Cielo. Ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi. È la certezza che ci  consola: c’è un posto riservato per ciascuno. Non viviamo senza meta e senza destinazione. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato della bellezza dei suoi figli. E per noi ha preparato il posto più degno e bello: il Paradiso. Non dimentichiamolo: la dimora che ci attende è il Paradiso. Qui siamo di passaggio. Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre. Per sempre: è qualcosa che ora non riusciamo neppure a immaginare. Ma è ancora più bello pensare che questo per sempre sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, rancori, divisioni e turbamento. Ma come raggiungere il Paradiso? Qual è la via? Ecco la frase decisiva di Gesù oggi:’Io sono la via’. Per salire in Cielo la via è Gesù: è avere un rapporto vivo con Lui, è imitarlo nell’amore, è seguire i suoi passi. E io, cristiano, posso domandarmi: ‘quale via seguo?‘. Ci sono vie che non portano in Cielo: le vie del potere, le vie della mondanità, le vie per autoaffermarsi. E c’è la via di Gesù, la via dell’amore umile, della preghiera, della mitezza, della fiducia. Non è la via del mio protagonismo, è la via di Gesù protagonista della mia vita. È andare avanti ogni giorno dicendogli: ‘Gesù, che cosa pensi di questa mia scelta? Che cosa faresti in questa situazione, con queste persone?’. Ci farà bene chiedere a Gesù, che è la via, le indicazioni per il Cielo. La Madonna, Regina del Cielo, ci aiuti a seguire Gesù, che per noi ha aperto il Paradiso”.

Integrazione

Afferma Francesco: “Il mio pensiero va oggi all’Europa e all’Africa. All’Europa, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Schuman, del 9 maggio 1950. Essa ha ispirato il processo di integrazione europea, consentendo la riconciliazione dei popoli del continente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il lungo periodo di stabilità e di pace di cui beneficiamo oggi. Lo spirito della Dichiarazione Schuman non manchi di ispirare quanti hanno responsabilità nell’Unione Europea, chiamati ad affrontare in spirito
di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia. E lo sguardo va anche all’Africa, perché il 10 maggio 1980, quarant’anni fa, San Giovanni Paolo II, durante la sua prima visita pastorale in quel continente, diede voce al grido delle popolazioni del Sahel, duramente provate dalla siccità. Oggi mi congratulo con i giovani che si stanno impegnando per l’iniziativa ‘Laudato Si’ Alberi‘. L’obiettivo è piantare nella regione del Sahel almeno un milione di alberi che andranno a far parte della “Grande Muraglia verde d’Africa”. Auspico che in tanti possano seguire l’esempio di solidarietà di questi giovani. Oggi, in tanti Paesi, si celebra la Festa della mamma. Voglio ricordare con gratitudine e affetto tutte le mamme, affidandole alla protezione di Maria, la nostra Mamma celeste. Il pensiero va anche alle mamme che sono passate all’altra vita e ci accompagnano dal Cielo. Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.