Papa: “Basta guerre. Il diavolo vuole impedire l’incontro con Gesù”

All'Angelus Francesco descrive l'azione degli "operatori iniqui, seminatori di scandali" per ostacolare l'incontro con Cristo. Preoccupazione per il riacuirsi delle tensioni nel Caucaso

Se al tempo del Vangelo erano la zizzania e le erbacce ad infestare le colture, oggi il pericolo è nei diserbanti. Partendo dalle Scritture, Francesco osserva che il terreno “oggi è devastato da tanti diserbanti che alla fine fanno male all’erba, alla terra e alla salute“. All’Angelus Francesco descrive l’azione degli “operatori iniqui, seminatori di scandali” per ostacolare l’incontro con Cristo.

Cessate il fuoco

Il Papa rinnova il suo appello per un “cessate il fuoco” immediato e globale durante la pandemia. “In particolare seguo con preoccupazione il riacuirsi delle tensioni armate nelle regioni del Caucaso: l’Armenia e l’Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh”, precisa il Pontefice auspicando che, con l’impegno della comunità internazionale, si possa giungere ad una soluzione pacifica e duratura, per il bene di quelle amate regioni”. Il diavolo sparge trappole sulla via dell’incontro con Gesù. “Il Vangelo di oggi presenta due modi di agire e di abitare la storia: da una parte, lo sguardo del padrone; dall’altra, lo sguardo dei servi– afferma Jorge Mario Bergoglio-. Ai servi sta a cuore un campo senza erbacce, al padrone il buon grano. Il Signore ci invita ad assumere il suo stesso sguardo, quello che si fissa sul buon grano, che sa custodirlo anche tra le erbacce”. Dunque, prosegue il Pontefice, “non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei limiti e dei difetti degli altri, ma piuttosto chi sa riconoscere il bene che cresce silenziosamente nel campo della Chiesa e della storia, coltivandolo fino alla maturazione“. E allora “sarà Dio, e solo Lui, a premiare i buoni e punire i malvagi: la Vergine Maria ci aiuti a comprendere e imitare la pazienza di Dio, il quale vuole che nessuno si perda dei suoi figli, che Egli ama con amore di Padre“.

Foto © Vatican Media

L’incontro con Gesù

Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro. Il Pontefice, dunque, chiede di porre fine ai conflitti. “In questo tempo in cui la pandemia non accenna ad arrestarsi, vorrei assicurare la mia vicinanza a quanti stanno affrontando la malattia e le sue conseguenze economiche e sociali“. Nei pensieri del Papa, le popolazioni dove le conseguenze della pandemia da coronavirus “sono aggravate da situazioni conflitto“. Quindi “rinnovo l’appello a un cessate il fuoco globale e immediato che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria necessaria”. Nell’introdurre la preghiera mariana il Papa sottolinea che “nel Vangelo di oggi incontriamo ancora Gesù intento a parlare alla folla in parabole del Regno dei cieli”. E Jorge Mario Bergoglio aggiunge: “Mi soffermo sulla prima, quella della zizzania, attraverso la quale Gesù ci fa conoscere la pazienza di Dio, aprendo il nostro cuore alla speranza. Gesù racconta che, nel campo in cui è stato seminato il buon grano, spunta anche la zizzania, un termine che riassume tutte le erbe nocive, che infestano il terreno. I servi allora vanno dal padrone per sapere da dove viene la zizzania, e lui risponde: ‘Un nemico ha fatto questo!’. Loro vorrebbero andare subito a strapparla via; in effetti, l’agricoltore deve ripulire il campo dalle erbacce più vistose per lasciar crescere meglio le piante buone. Invece il padrone dice di no, perché si rischierebbe di strappare insieme le erbacce e il grano. Bisogna aspettare il momento della mietitura: solo allora si separeranno e la zizzania sarà bruciata”. A favorire l’incontro con Gesù è l’autenticità del cuore.

Il buon raccolto

Osserva il Pontefice: “Si può leggere in questa parabola una visione della storia. Accanto a Dio (il padrone del campo) che sparge sempre e solo semente buona, c’è un avversario, che sparge la zizzania per ostacolare la crescita del grano. Il padrone agisce apertamente, alla luce del sole, e il suo scopo è un buon raccolto; l’altro, invece, approfitta dell’oscurità della notte e opera per invidia, per ostilità, per rovinare tutto. L’avversario ha un nome: è il diavolo, l’oppositore per antonomasia di Dio. Il suo intento è quello di intralciare l’opera della salvezza, far sì che il Regno di Dio sia ostacolato da operatori iniqui, seminatori di scandali. Infatti, il buon seme e la zizzania rappresentano non il bene e il male in astratto, ma noi esseri umani, che possiamo seguire Dio oppure il diavolo”.

Persone malvagie

Sostiene Francesco: “L’intenzione dei servi è quella di eliminare subito il male, cioè le persone malvagie, ma il padrone è più saggio, vede più lontano: essi devono sapere attendere, perché la sopportazione delle persecuzioni e delle ostilità fa parte della vocazione cristiana. Il male, certo, va rigettato, ma i malvagi sono persone con cui bisogna usare pazienza. Non si tratta di quella tolleranza ipocrita che nasconde ambiguità, ma della giustizia mitigata dalla misericordia. Se Gesù è venuto a cercare i peccatori più che i giusti, a curare i malati prima ancora che i sani, anche l’azione di noi suoi discepoli dev’essere rivolta non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli”.