Pandemia, Italia a rischio senza il sommerso

L'Eurispes analizza l'effetto dell'emergenza sanitaria sull'economia nazionale: "In pericolo la tenuta sociale e l'ordine pubblico"

“L’Italia ha tre Pil: uno ufficiale di circa 1.600 miliardi di euro, uno sommerso di circa 540 miliardi  (l’equivalente del 35% di quello ufficiale) e uno criminale che supera abbondantemente i 250 miliardi“, rileva Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes. La crisi riconducibile al Covid-19 ha, di fatto, bloccato in gran parte l’economia ufficiale, quasi del tutto l’economia sommersa e inflitto pesanti perdite a quella criminale. “In quest’ultimo caso non possiamo che compiacerci anche se, come è noto, buona parte del fatturato criminale si riversa sull’economia sana attraverso il riciclaggio o si dematerializza attraverso complesse operazioni finanziarie– sottolinea Fara- Il vero problema sarà, nelle prossime settimane, quello di gestire la scomparsa del sommerso che è stato (piaccia o non piaccia) nel corso degli ultimi decenni un vero e proprio ammortizzatore sociale, che ha permesso agli italiani di superare l’onda provocata dalla crisi economica partita nel 2007/2008″.

Senza occupazioni ufficiali

Il sommerso, evidenzia l’Eurispes, ha consentito a milioni di famiglie monoreddito di integrare le entrate familiari attraverso lavori occasionali o anche stabili non dichiarati. Numerose altre famiglie, che non possono contare sul lavoro ufficiale di almeno uno degli appartenenti, sopravvivono grazie all’arte di “arrangiarsi” messa in atto dai diversi componenti della famiglia che, faticosamente, riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. “Ora, a produzione ferma o quasi, con alberghi, ristoranti, attività commerciali e artigiane, uffici chiusi e con il divieto di uscire di casa e considerando difficile che tali famiglie possano avere carte di credito o da parte risorse necessarie per la sopravvivenza per qualche mese, che cosa accadrà nell’immediato futuro?. si chiede Fara-. Noi, la risposta ce la siamo già data e non vogliamo trasferirla all’opinione pubblica per non mettere “benzina sul fuoco”. Ma c’è da essere seriamente preoccupati e questa volta non solo per il Covid-19 ma, soprattutto, per la crisi economica, per la conseguente tenuta sociale e per l’ordine pubblico del Paese“.
Un negozio di Roma chiude a seguito del decreto dell’11 marzo – Foto © Marco Di Lauro per Cnbc

Leggi emergenziali 

Per fronteggiare questa guerra, occorre, secondo il presidente dell’Eurispes, “un governo competente a cui poter affidare leggi emergenziali che se da un lato impongono limitazioni alle libertà, dall’altro devono superare le burocrazie e le loro lentezze nella distribuzione degli aiuti economici; è necessaria una guida autorevole e credibile a cui gli italiani possano affidare gli straordinari sacrifici che sono chiamati a fare e che dia speranza nel futuro”. E , conclude, occorre far presto, perché, come diceva Keynes, “nel lungo periodo saremo tutti morti”.