Padre Albanese: “Conosco bene la ferocia di Al Shabaab”

Il missionario comboniano ricorda "Silvia Romano nella preghiera, unitamente ai suoi familiari e al popolo somalo che da decenni è sul Calvario"

Ieri a Ciampino la cooperante liberata sabato dopo 18 mesi di prigionia si è fatta fotografare, sorridente, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio e i suoi familiari. Poi Silvia Romano ha di nuovo abbracciato i genitori e la sorella, visibilmente commossi.

Le fasi del sequestro

Un lungo applauso durato circa 5 minuti e campane in festa hanno accolto alle 14 in punto a Milano l’arrivo a Ciampino della volontaria 24enne. Al rintocco delle campane della chiesa in fondo alla via Casoretto, dove la giovane abita con la mamma, i vicini di casa si sono affacciati ai balconi, hanno battuto le mani per diversi minuti per il flash-mob organizzato per il suo rientro in Italia. Anche in strada alcuni abitanti del quartiere hanno applaudito con gioia alla sua liberazione. Ai balconi sono stati appesi dei palloncini e diversi striscioni.

Sofferenza

Nella caserma dei carabinieri del Ros, la ragazza ha chiarito nel colloquio con gli inquirenti i momenti di quando fu prelevata dai rapitori, la sua conversione all’Islam e le fasi del rilascio. Sul suo rapimento, infatti, è in corso un’indagine. “Silvia Romano è rientrata finalmente in Italia- osserva il comboniano Padre Giulio Albanese, storico direttore della rivista Popoli e Missioni e fondatore dell’agenzia internazionale di informazione missionaria Misna-. Difficile solo immaginare quello che ha sofferto. Non è certamente stata in vacanza alle Maldive. Confesso che provo un profondo disgusto nei confronti di coloro che si stanno scagliando contro di lei con invettive d’ogni genere. Polemizzare sulla sua conversione all’Islam o sul pagamento di un riscatto per il rilascio lo trovo fuori luogo“.

Ferocia

Secondo padre Albanese una cosa è certa: “Nessuno può dire, a parte il suo sorriso, quali siano le reali condizioni di Silvia, oltre che fisicamente, da un punto di vista psicologico e spirituale. Conosco bene la ferocia di Al Shabaab e credo di avere una discreta conoscenza del Corno d’Africa. Realtà anni luce distanti dal nostro immaginario. Ricordo Silvia nella preghiera, unitamente ai suoi familiari e al popolo somalo che da decenni è sul Calvario”.