Maxi frode fiscale: 22 arresti

Una maxi operazione avviata stamattina all'alba dalla guardia di finanza di Brescia, coordinata dalla Procura, e con il supporto del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata di Roma (Scico) ha portato all'arresto di 22 indagati per associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale. L'operazione, denominata “Evasione continua” ha portato alla scoperta di un “laboratorio” di evasione fiscale e di mezzo miliardo di euro di “false operazioni”, con circa 80 milioni di illeciti guadagni e riciclaggio internazionale dei proventi. Al momento, è in corso l'esecuzione di sequestri patrimoniali per milioni di euro. Il blitz ha coinvolto un centinaio di persone in tutto. 

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La maxi truffa dei carburanti 

Lo scorso 5 febbraio la Guardia di Finanza di Pavia, in collaborazione con i vari comandi territoriali, ha portato a temine una maxi operazione – denominata “Fuel discount” – per fatture false ed evasione per mezzo miliardo di euro. Arrestate 13 persone in tutta Italia, due delle quali residenti a Brescia, nonché al sequestro di oggetti di lusso per centinaia di migliaia di euro quali orologi, automobili e yacht. Un meccanismo rodato, un truffa del carburante di cui facevano parte decine di distributori di benzina in tutto il Nord Italia (Lombardia, Piemonte e Veneto): le aree di servizio potevano rivendere il carburante a prezzi ribassati grazie a un “giro” di false fatturazioni, quantificato appunto in oltre 400 milioni di euro. Fatture false ed evasione per mezzo miliardo di euro: 13 arresti in tutta Italia. Ma come funzionava la truffa del carburante? Il carburante veniva acquistato da società “cartiere” con sede in Est Europa, e poi rivenduto all'ingresso in Italia oppure messo a disposizione dei vari distributori: erano le fatture false a sgonfiare i fatturati, a cui si sarebbero aggiunti dei falsi in bilancio e il mancato pagamento delle imposte (come detto, si presume un'evasione di Iva pari a oltre 100 milioni, e in soli due anni). I soldi “sporchi” sarebbero stati poi riciclati in vari modi: o trasferiti all'estero oppure reinvestito in beni di lusso (orologi per oltre 100mila euro, supercar come Porsche, Ferrari e Lamborghini, yacht e vacanze). A capo della vasta organizzazione criminale ci sarebbero stati uomini legati alla mafia romana e alla camorra, alle famiglie Casamonica e Polverino.