Mattarella: “Chiara Lubich un grande segno di speranza nell'abisso della guerra”

Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle ragioni degli altri. Anzi, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”, E' quanto ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento al Centro Mariapoli di Cadine, vicino Trento, dove si celebra il centenario della nascita della fondatrice del Movimento dei focolari, Chiara Lubich. 

I carismi di Chiara Lubich

Nel Centro Mariapoli, inaugurato nel 1986 dalla stessa Chiara Lubich con l'invito a “infiammare il mondo dell'amore di Dio”, Mattarella ha sottolineato alcuni aspetti del carisma della fondatrice dei Focolarini, spiegando che il concetto di unità rappresentato dalla vita e dagli insegnamenti della Lubich “non di esaurisce nell'ambito della Chiesa”. L'unità, ha detto il presidente della Repubblica “si traduce in fraternità verso tutti gli altri, a cominciare da chi ci sta più vicino, cosa che talvolta è la più difficile. E senza pregiudizi né barriere perché la fraternità è valore universale che non ammette confini o distinzioni. Chiara Lubich – ha detto Mattarella – considerava la fraternità come una categoria politica“. 

Il senso di fraternità che manca all'Europa

“Viene da pensare che le tre parole chiave che la rivoluzione francese ha trasmesso alla modernità politica, libertà, uguaglianza e fraternità, hanno vistoquesto terzo concetto un po' più indietro, quasi relegato in secondo piano per gli effetti degli interessi materiali delle nostre società e forse anche del senso comune – ha continuato il presidente Mattarella -. Ma quello della fraternità è un elemento cruciale della convivenza. Un fondamento di civiltà e anche un motore di benessere”. “Basta riflettere sul fatto che l'Europa, le relazioni della Comunità internazionale, le nostre democrazie, hanno bisogno di questo senso di fraternità e di interpreti generosi – ha dichiarato – Perché senza fraternità rischiamo di essere esposti al dominio degli interessi o delle paure che nascono dai cambiamenti. E rischiamo di non avere la forza per superare diseguaglianze che sono crescenti, per qualche aspetto, per risanare le fratture sociali, impedire la legge del più forte“. 

La storia non è un recinto in cui rinchiudersi

Nel corso del suo discorso al centro Mariapoli di Cadine, in occasione del centenario della nascita di Chiara Lubich, Sergio MAttarella ha voluto sottolienare che “la storia non è un recinto entro il quale ripararsi e rinchiudersi, è una strada all'aperto nella quale poter essere protagonisti. L'estremismo del dialogo vissuto nella cultura della fiducia sono indicazioni preziose, perché questo apre la condizione umana alle interrelazioni e copre l'insufficienza di qualcuno nell'incontro con gli altri”. “Bisogna essere capaci di cercare le verità presenti negli altri – ha concluso Mattarella – compresi coloro che non la pensano come noi. Questo è il senso civile dell'unità e del carisma che Chiara Lubich ha manifestato e diffuso“.