Massacci (Anffas): “Manca una profonda riflessione sull’emergenza sanitaria”

La pandemia vissuta nelle famiglie dei disabili intellettivi. Intervista a Interris.it di Antonio Massacci, papà di un ragazzo gravemente disabile sulla "lezione" del Covid

“La mancanza di uniformità sul territorio nazionale e l’instabilità decisionale lasciano in un limbo angosciante condizioni di vita già complesse, dolorose e difficili da gestire. Quando verrà l’estate, non quella del calendario, ma quella del virus, si dovrà fare una profonda riflessione, tocca a noi farla”, spiega a Interris.it Antonio Massacci, papà di un ragazzo gravemente disabile. Massacci vive a Jesi, in provincia di Ancona e presiede l’onlus Anffas, l’associazione delle famiglie di disabili intellettivi.

Quale riflessione richiede la fase due?

“L’analisi dovrà essere fatta da persone libere non da quelle  che sono portatrici di interessi: incapaci queste, di vedere, di agire per il bene comune. Quando verrà l’estate dovremmo vedere e cercare di capire cosa, nostra “Madre Terra”, ha voluto dirci. Perchè è certo che Madre Terra s’è indignata e Lei, temo, non sia così pronta al perdono e d’altronde, noi, ci perdoneremmo?”.

Cosa è cambiato durante il lockdown?

“Sono bastati pochi giorni, cosa sono un paio di mesi in confronto a secoli e secoli, per rivedere l’aria pura e il risveglio di una natura che seppur gravemente ferita, s’avvia a riprendere i suoi spazi. Restano domande senza risposte”.

 

Quali domande?

“Decisori che non sono a guida dei popoli ma dai popoli guidati e dei popoli schiavi e insieme a loro, pronti ad affogare, avranno capitole lezioni impartite? Le lezioni sono finite? Quanti sono, veramente, i morti? Ci sono feriti nei corpi? Quanto saranno profonde le ferite negli animi? Saranno curabili? Guariranno? Rimarranno menomazioni che daranno vita a delle disabilità? Esse saranno gravi? Quanto saranno invalidanti? Ci è chiaro che quanto stavamo facendo non andava bene? Ci è chiaro che il correrre, follemente, verso un non si sa dove, per fare un non si sa cosa, per produrre beni che non ci servono e che poi non sappiamo come smaltire, sarebbe da non rifare?”. Questa Mamma che ci porta in grembo, dalla quale siamo venuti e alla quale ritorneremo, generosa, bella, unica e amorevole, questa Mamma che si chiama Terra, questa Mamma ci ha dimostrato, e più volte, di essere terribile.? Come la lasceremo ai nostri figli? Cosa, di Lei, abbiamo capito? Quando verrà l’estate, avremo appreso quanto basta per non rifare gli stessi errori?”

 

Il Papa ha chiesto all’umanità una conversioner e ecologica…

“E’ una svolta indispensabile. Lei, la Terra, in fondo, con questa magistrale e spaventosa lezione, ci ha mostrato che non serve poi così tanto, al nostro caduco cammino, per procedere senza fare danni, siamo disposti, capaci di avanzare secondo quanto indicatoci o torneremo nella nostra abituale ignavia? Lei non ci chiede poi così tanto, lo faremo? Sceglieremo in futuro i decisori giusti o continueremo a scegliere perlopiù decisori vacui? L’ignoranza non è una colpa ma l’ignavia temo che lo sia. Siamo anche noi, gli ultimi, protagonisti, nostro malgrado, del presente e di quel tratto di futuro che ci compete ed è per questo che non dobbiamo e non possiamo essere indifferenti”.

Coronavirus nel mondo

Quale sarà la quotidianità possibile dopo la pandemia?

“Mi chiedo e chiedo di far tesoro degli insegnamenti che il Covid 19 ci ha dato e ci sta dando e che ci darà ancora. Vorrei che questa nostra preziosa Madre non sia più indignata e vorrei non farla più indignare. Vorrei essere pronto, quando verrà l’estate del virus, a vivere di nuovo, senza le distanze tra persone  che ora invece dobbiamo scrupolosamente tenere”.

Come si comporterà lei personalmente?

“Vorrei tornare a camminare, a correre verso mete ben precise, per fare cose sensate e giuste, utili e non dannose. Per ripulire, per riparare, per ricucire quelle lacerazioni e quei strappi che  nel tempo abbiamo prodotto. Vorrei poter piangere i morti, vorrei poter abbracciare i malati, vorrei poter confortare tutti coloro che avranno subito menomazioni. Vorrei poter portare il mio sorriso là, fuori di casa e donarlo a chi lo gradirà”.