Lo Smart working e il bisogno di una guida all’uso

Comodità, agevolazioni ma anche fianchi scoperti a possibili effetti collaterali: vantaggi e svantaggi del lavoro da casa

crisi

Casa dolce casa! Sembra che finalmente il desiderio di milioni di persone di lavorare senza muoversi dalla propria abitazione, si sia realizzato con la rapidità della luce. L’emergenza in atto ha portato la maggior parte dei datori di lavoro a sperimentare l’”homeworking” lanciando la sfida di predisporre in tutta fretta mezzi ed accordi che permettano ai propri dipendenti di proseguire il proprio incarico nel rispetto del #iorestoacasa”.

La grande rivoluzione del lavoro è iniziata all’improvviso e promette benefici per tutti, dai datori di lavoro i quali, se pur minimi, avranno dei risparmi riguardanti benefit quali buoni pasto o corresponsione di ore straordinarie ai lavoratori che, resi consapevoli del miglioramento della propria vita lavorativa, saranno molto più rilassati nell’amministrazione della propria vita privata.

La norma che regola lo smart working, in vigore dal 2016 e finora poco recepita nella mentalità dei nostri industriali, finalmente spicca il volo intrisa di grandi promesse e speranze di innovazione e organizzazione intelligente del lavoro. Benefici soprattutto per particolari categorie di lavoratori e lavoratrici che si trovano in situazioni dì particolari che potranno mantenere il proprio posto di lavoro senza avere sulla propria testa la pesante “spada di Damocle” di una scelta obbligata tra lavoro e famiglia.

L’emergenza diventa così un grande esperimento attraverso il quale coloro che non avevano mai dato peso a questa forma di collaborazione, si trovano a coordinare e riorganizzare il proprio assetto aziendale per garantire la produzione o l’erogazione di servizi essenziali. Tanto che anche gli enti pubblici, che da sempre garantiscono sportelli sempre aperti per il cittadino, attivano piattaforme per il lavoro da remoto ai propri dipendenti che garantiranno l’erogazione dei servizi utilizzando i propri device.

Se da un lato il mutamento sociale porta beneficio, dall’altra vi è da notare che vi sono alcune problematiche che dovranno essere risolte.

In primis, nonostante la corsa a corsi di formazione sull’uso corretto delle piattaforme, vi è da considerare che il pc personale dei dipendenti, obbligati di fretta a furia ad organizzarsi a loro volta, possono non essere in condizioni ottimali per garantire la sicurezza dei dati trattati dall’azienda. Per esempio un virus pregresso, un’applicazione che ingloba dati all’insaputa del lavoratore, oppure un gioco online che solo in apparenza sembra disconnesso.

Le back-door presenti sui device personali possono essere così vulnerabili da rendere un gioco da ragazzi ad un hacker l’impossessarsi con facilità del know how aziendale per procedere poi a estorsioni on-line.

Per non parlare poi dei piccoli di casa, che potrebbero innocentemente accedere al pc e, senza volerlo, attivare un click di troppo su qualcosa di riservato. Questo potrebbe apparire assurdo, ma è anche vero che un genitore, pur essendo sempre attento, distratto da una richiesta di coccola potrebbe non attivare quegli accorgimenti, quali ridurre ad icona la finestra o allontanarsi dalla scrivania e non accorgersi del pasticcio se non a cosa fatta.

Quanto sopra potrebbe essere uno spunto per creare delle “buone norme” per l’uso del proprio notebook in modo da attivare non solo regole sull’uso degli strumenti in dotazione ma anche “natiquette” per evitare incidenti domestici.

Altre riflessione riguarda un lato della vita privata spesso sconosciuto a datori di lavoro e colleghi. Se certamente lavorare da casa ridurrebbe al minimo mobbing e molestie a sfondo sessuale, dall’altro potrebbe tramutarsi in violenza domestica. Si dovrebbe pensare alla possibilità che alcuni dipendenti trovino il recarsi al lavoro ogni giorno come un momento di respiro da una condizione familiare pesante e magari non del tutto appagante.

I dati statistici sulla violenza di genere indicano che spesso donne emancipate e proiettate verso una bella carriera lavorativa sono vittime di violenza psicologica o economica-domestica. Recarsi al lavoro e vivere in un ambiente esterno alla propria abitazione rende più sopportabile dinamiche familiari distorte che vengono limitate a poche ore della giornata e che di solito non si ha il coraggio di denunciare. In questo caso, l’orientamento verso un lavoro da casa potrebbe trasformasi in oppressione e demotivazione del dipendente che potrebbe non avere il coraggio di parlare del proprio vissuto domestico al proprio datore di lavoro peggiorando così condizioni psicologiche devastanti.

Meeting e videoconferenze online hanno la capacità di mantenere un buon lavoro di squadra e l’affiatamento del gruppo all’interno del quale potrebbe scomparire il sentimento di gelosia ed invidia tra colleghi che spesso serpeggia tra i vari uffici e reparti per lasciare posto alla realizzazione di nuove strategie lavorative di crescita, ma d’altro canto la freddezza dello schermo, come nel caso dei leoni da tastiera, potrebbe incentivare ad una riduzione dell’empatia, all’incapacità di osservare e rendersi conto delle emozioni dell’altro, dalla mimica facciale ridotta dal riflesso di uno schermo e ad una diffusione maggiore della problematica del dipendente infedele che indisturbato, rilassato ed in forma anonima potrebbe svelare o vendere segreti industriali con minor fatica.

Lo smart working, rivoluzione organizzativa e lavorativa, potrebbe rilevarsi dunque un’arma a doppio taglio se non modellata a “misura di dipendente” ed attivata con una prospettiva di realizzazione a 360° attenta a problematiche strettamente connesse al fattore umano, ovvero il dipendente, spesso sottovalutate.

A questo punto si auspica che, oltre ad una severa e rigorosa informazione sulla legge 81 del 22 maggio 2017, Lavoro Agile, dal titolo “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato” e sulla puntuale e precisa elencazione dei possibili rischi di data breach e intrusioni di sistema, l’attenzione si concentri anche sugli effetti negativi derivati da uno schermo luminoso e sulla necessaria sensibilizzazione dei dipendenti ad un uso consapevole degli strumenti in dotazione dettato oltre che da norme anche dal buon senso e senza perdere di vista il valore umano dell’empatia.