Lavoro e devozione. Il punto di Bassetti sulla pandemia

Il presidente della Conferenza episcopale racconta come è nato l'atto di affidamento dell'Italia alla Madonna e richiama l'attenzione sulle necessità delle famiglie e dei più bisognosi

Il presidente della Cei, mons. Gualtiero Bassetti

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, spiega come è nata l’idea dell’atto di affidamento dell’Italia a Maria che si terrà il Primo Maggio. “I fedeli delle volte precedono i pastori- spiega il leader dell’episcopato italiano-. I pastori poi accolgono le loro richieste. Io ho ricevuto circa 300 messaggi, lettere, mail che magari, anche con sensibilità diverse, mi chiedevano questa consacrazione, o meglio si deve dire affidamento. Mi sono confrontato con i miei collaboratori e ho ritenuto che dovevamo dare una risposta, una risposta di fede e di amore alla Madonna e di umile supplica. Che lei ci protegga sotto il suo manto“.

Solidarietà

Per il capo della Chiesa italiana “il lavoro non è soltanto un fattore economico: io lavoro e mantengo me stesso e la famiglia. Ma è un fatto inerente anche alla vocazione dell’uomo che imita Dio che creò il mondo. E poi il lavoro crea le relazioni, il lavoro genera sempre comunità, dialogo, colloqui, quindi il lavoro è proprio necessario per la vita dell’uomo”.  Il porporato richiama anche i tanti gesti di solidarietà di questi giorni: “Ha ragione il Papa: o si percorre la via dell’egoismo per cui ciascuno tenterà di accaparrare il più possibile per sopravvivere, o si arriverà alla via della condivisione che è quella poi che ci insegna il Vangelo”.

Colletta

Il cardinale aggiunge a Vatican news, un episodio “che mi ha fatto sfiorare le lacrime”: una colletta tra i detenuti del carcere di Perugia per l’ospedale.  Bassetti, parlando delle persone in prima linea nella lotta al Covid-19, morte senza neanche un funerale, ha sottolineato:”Questi medici, infermieri, questi sacerdoti, queste suore, il Papa li ha definiti gli angeli e i santi della porta accanto. Quello che mi ha fatto dispiacere è che se ne siano andati tutti in maniera anonima, senza la possibilità di un funerale perché il funerale è così edificante non tanto per chi è morto, si può sempre pregare e celebrare per lui, ma per la comunità cristiana. La comunità cristiana ha bisogno di riflettere su questi esempi, ha bisogno di accompagnare i suoi morti,soprattutto quelli che sono stati più generosi e hanno dato di più”.