Lamorgese a Washington: “Flussi migratori in aumento per la crisi del grano”

Lamorgese: "Con l'accoglienza dei profughi ucraini abbiamo visto l'Europa come vorremmo vederla, un'Europa unita, solidale, ospitale"

Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese (immagine di repertorio)

La crisi del grano provocata dalla guerra in Ucraina sta già avendo un impatto sui flussi migratori verso l’Italia. A lanciare questo allarme è stata la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, a margine della visita a Washington, dove ha incontrato il segretario alla Homeland Security Alejandro Mayorkas e la vice segretaria alla Giustizia Lisa Monaco.

Il discorso di Lamorgese a Washington

“Già ora – ha detto Lamorgese riportata da Repubblica – vediamo incrementati i flussi migratori rispetto a prima, anche per la crisi alimentare. C’è il timore di avere un rischio di povertà ulteriore, oltre a quella vissuta in Paesi dove c’è già il razionamento del pane. La preoccupazione certamente esiste”.

Quindi ha aggiunto: “Spero che la visita del nostro premier Draghi e degli altri leader europei a Kiev abbia dato un impulso maggiore, per fare in modo che nei tempi più rapidi possibili si possano aprire i corridoi nel Mar Nero, per far arrivare le forniture in questi Paesi che dipendono per quasi il 90% dal grano ucraino e russo”.

“Dico sempre che l’immigrazione è problema strutturale e non emergenziale. Certo, in questo periodo c’è una preoccupazione maggiore per una serie di concause, come la crisi alimentare e la situazione geopolitica in Libia e in Tunisia. Con l’accoglienza dei profughi ucraini – ha rimarcato – abbiamo visto l’Europa come vorremmo vederla, un’Europa unita, solidale, ospitale”.

La ministra ha ricordato “l’accordo storico” raggiunto il 10 giugno tra 15 Paesi per un programma di redistribuzione dei migranti, che prevede anche l’impegno ad adottare al più presto una piattaforma informativa dove ogni paese darà le proprie disponibilità. Lamorgese ha poi concluso assicurando che l’Italia collaborerà con l’inchiesta avviata all’Aja sui crimini di guerra commessi dai russi, inviando quattro tecnici.