L’Iran ha iniziato l’arricchimento dell’uranio al 60% nel sito di Natanz

Un arricchimento dell'uranio al 60% avvicina notevolmente l'Iran alla soglia dell'80% necessario per costruire ordigni nucleari

Iran
Il sito di Natanz, in Iran

L’Iran ha cominciato ad arricchire l’uranio per arrivare a concentrazioni di materiale fissile del 60%. Lo ha reso noto ai media il capo negoziatore iraniano per il nucleare Abbas Araqchi. Un arricchimento dell’uranio al 60% avvicina notevolmente l’Iran alla soglia dell’80% necessario per costruire ordigni nucleari. La notizia segue l’accusa dell’Iran verso Israele di avere sabotato il sito strategico di Natanz, nel centro dell’Iran.

L’impianto nucleare di Natanz per l’arricchimento dell’uranio

L’impianto nucleare di Natanz, che si trova a circa 30 chilometri in direzione nord-nordovest dalla cittadina omonima vicino ad una delle autostrade principali, si ritiene che sia il principale centro per l’arricchimento dell’uranio dell’Iran. Si stima che siano state installate 3800 centrifughe, attualmente operative, alimentate con esafluoruro di uranio (UF6), un composto impiegato nei processi di arricchimento dell’uranio per la produzione di combustibile nucleare e armi nucleari.

L’Iran aveva portato l’arricchimento al 20% dal 3,67 previsto dall’accordo sul nucleare del 2015, dopo la decisione di Donald Trump di uscire dall’accordo Jcpoa tra Iran e 5+1 firmato durante la presidenza Obama.

Atto terroristico di Israele

La centrale di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano, è stata colpita da un atto di “terrorismo antinucleare” – come definito dall’agenzia atomica iraniana – lo scorso 11 aprile. L'”incidente” non aveva vittime né dispersione di materiale radioattivo, secondo l’agenzia Fars, che cita il portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica.

Si è verificato “un incidente – aveva detto il portavoce dell’organizzazione, Behrouz Kamalvandi – nella rete elettrica dell’impianto di Chahid-Ahmadi-Rochan“, il complesso nucleare di Natanz dove le autorità iraniane avevano lanciato proprio il giorno prima delle nuove centrifughe vietate dall’accordo sul nucleare del 2015. Col passare delle ore, le autorità avevano concluso che vi era stato un “sabotaggio terroristico” all’impianto elettrico fatto da Israele, cosa confermata anche da fonti dell’intelligence americana al New York Times. All’inizio di luglio, un avanzato impianto di assemblaggio di centrifughe era stato gravemente danneggiato da una misteriosa esplosione.

La risposta di Israele

Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz – che non ha mai commentato direttamente le notizie neppure sull’attacco contro la nave iraniana Mv Saviz, colpita da una mina nel Mar Rosso poche ore dopo l’incidente a Natanz – ha spiegato che Israele agisce “quando serve”: “lo stato d’Israele deve difendersi. Ogni volta che c’è una sfida operativa o una necessità operativa, continueremo ad agire”.