Inps nella bufera: hackeraggio o tilt per sovraccarico?

Bonus, rette e gestione informatica. Così l'emergenza sanitaria ha fatto esplodere storiche inefficienze della previdenza sociale

sgravi

“L’ipotesi di hackeraggio è da dimostrare, sta indagando la polizia postale”, afferma a Radio 24 Gugliemo Loy, presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inps. “Conoscendo l’attività dell’istituto direi che c’è un problema in origine. L’istituto è stato nel tempo caricato e sovraccarico di funzioni. Il calcolo di queste settimane è che circa 10 milioni di persone si relazioneranno con l’istituto. Il che vuol dire che una macchina che va a 120 chilometri all’ora viene spinta a 160, ma il motore è sempre quello. E nel tempo la progressiva riduzione degli investimenti è rimasta, il personale è molto calato: se hai una macchina di media cilindrata che deve fare 2 mila chiometri  al giorno, il motore va in tilt”.

Le responsabilità

Aggiunge Loy: “L’istituto ha la responsabilità di non aver allertato sufficientemente il legislatore, delle problematiche a cui si andava incontro. Mettere il petto in fuori e dire faremo tutto senza responsabilizzare chi ti affida questa funzione è stato un errore”. Inoltre “il problema è in origine: il legislatore non  può pensare di risolvere tutte le questioni di assistenza dello stato sociale individuando un unico soggetto che sviluppa relazioni con milioni di persone e con l’emergenza la cosa è esplosa”. Il sito dell’Inps “è in gestione diretta però con un forte supporto di fornitori esterni, cioè grandi aziende che supportano l’attività informatica dell’istituto. Tra i 400 e i 430 milioni l’anno l’importo del costo generale dell’infrastruttura informatica”. Precisa Loy: “La novità di questa notte è questa: l’Inps ha abilitato l’accesso delle domande sui bonus dedicando l’accesso dalle 8 di stamattina alle 16 ai cosiddetti intermediari: patronati, professionisti, associazioni di impresa, tutti coloro che sono accreditati per rappresentare i cittadini nell’inoltro della domanda. Nell’anno scorso – pre covid – l’80% delle domande arrivate all’Inps erano mediate da questi soggetti. Dalle 16 in poi tocca ai cittadini singoli. Avremo un problema sulla cassa integrazione ne prossimi giorni “. Quindi, secondo Loy, “la novità di questa notte (cioè abilitare l’accesso delle ai cosiddetti intermediari) indica una ammissione di sottovalutazione dell’impatto quantitativo delle domande individuali e come consiglio di vigilanza abbiamo detto e scritto mille volte che tutta la campagna di comunicazione dell’’istituto era dedicata a un rapporto tra utente e istituto ed emarginava l’intermediazione tecnica e professionale. Ora l’istituto, la parte gestionale, fa una parziale marcia indietro dicendo facciamo lavorare prima gli intermediari e poi apriamo ai singoli cittadini“.

Asili nido

“Le rette pagate per il mese di marzo sono sicuramente garantite sia ai bambini che frequentano strutture pubbliche che private, a condizione che la famiglia segua la procedura già in atto, che prevede di allegare la fattura e altri passaggi. Il rimborso di marzo è garantito per tutti, se effettivamente pagato, ancorché non vi sia stata la frequenza”, evidenzia a Radio24 Maria Sciarrino, direttore centrale per l’Inclusione sociale e Invalidità civile dell’Inps. L’istituto “sta prevedendo di rimborsare il pagamento delle rette per tutte quelle famiglie che hanno sottoscritto un contratto con le strutture pubbliche e private che obbliga a un versamento per tutto l’anno, a prescindere dalla frequenza.” Sciarrino chiarisce che “già per il bonus asilo nido è stata attivata la procedura e le famiglie hanno presentato le domande. è una prestazione che ha un massimo spendibile annuale dietro trasferimento di fondi da parte del ministero del lavoro. Sono 520 milioni quest’anno. Se poi le famiglie non frequentano e la struttura non chiede il pagamento, è chiaro che non rimborsiamo. Se invece la struttura, nonostante l’interruzione della frequenza, perché il contratto a suo tempo stipulato lo prevedeva, richiede il rimborso, noi siamo tenuti a rimborsare. Abbiamo ancora a oggi somme disponibili e c’è ancora abbastanza per coprire le esigenze delle famiglie”. Afferma Sciarrino: “La possibilità di presentare domanda è già aperta. Per il bonus baby sitter abbiamo 1.244 domande dal settore pubblico, 4938 dal settore privato”.

Ammortizzatori sociali

Le categorie sono normate in maniera diversa: l’articolo 23 prevede questo bonus alternativo al congedo pari a 600 euro per lavoratori privati, autonomi, autonomi iscritti alla gestione separata ma anche autonomi non iscritti all’Inps ma iscritti alle casse. In questo caso l’istituto regolerà i rapporti poi con le casse e ha consentito fin da subito la presentazione della domanda. Per i pubblici la norma prevede un contributo fino a 1 milione di euro, il budget complessivo assegnato in norma è di 30 milioni di euro. Per i privati il budget complessivo è un miliardo 261,1 milioni di euro che andrà diviso gestito insieme al congedo. “Noi ci raccorderemo con i colleghi degli ammortizzatori sociali per monitorare l’andamento delle domande sulla base di quelle che sono state presentate, l’importo impegnato per il settore privato è 2 milioni e 859 mila, per i pubblici 1 milione 158mila e 990″, sostiene Sciarrino. Quindi “nel pubblico il tetto è 30 milioni, per i privati il tetto massimo complessivo dei congedi 1 miliardo e 261 milioni. Era stato stimato in relazione tecnica una somma possibile di 112 milioni da spendere per il bonus baby sitting, però la somma è unica quindi è chiaro che si compenserà la spesa per i congedi con quella per il bonus baby sitting.”