Covid-19, umanità e senso di responsabiltà della Chiesa

“Fino a venerdì 3 aprile 2020 l’accesso alle chiese parrocchiali e non parrocchiali della Diocesi di Roma, aperte al pubblico, e più in generale agli edifici di culto di qualunque genere aperti al pubblico, viene interdetto a tutti i fedeli“, decreta il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis a seguito degli ultimi provvedimenti del governo sull’emergenza coronavirus e del comunicato della presidenza della Cei.

Sollevare i più fragili

Non c’è solo l’impegno di fede professata: “E’ una Chiesa, la nostra, presente, anche in questo frangente, nella carità- evidenzia la nota Cei- : siamo edificati da tanti volontari delle Caritas, delle parrocchie, dei gruppi, delle associazioni giovanili, delle Misericordie, delle Confraternite che si adoperano per sollevare e aiutare i più fragili”. A ispirare l’azione della Chiesa italiana in questi giorni è “uno sguardo di fiducia, speranza e carità. Con questo spirito, viviamo i giorni che abbiamo davanti, intrisi di fiducia nel Mistero pasquale“.

Una piazza San Pietro vuota dopo il nuovo decreto – Foto © Riccardo Antimiani per Ansa

Virus ignoto

La decisione di chiudere le chiese è dettata dal “senso di responsabilità e dal dovere di compiere gesti educativi sul piano dei comportamenti personali”, che finora avevano motivato “la già difficilissima decisione di sospendere tutte le messe con partecipazione di popolo nell’intero Paese”. Adesso “un’indicazione nella quale, tuttavia, si coglie l’orientamento della presidenza Cei, che non può non prendere atto delle ultime decisioni notificate dal presidente del Consiglio mercoledì sera”. Questa nuova decisione viene assunta, spiega la nota, “non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione“.

Supplemento di preghiera

“I sacerdoti- sottolinea la presidenza della Conferenza episcopale italiana- celebrano quotidianamente per il Popolo, vivono l’adorazione eucaristica con un maggior supplemento di tempo e di preghiera. Nel rispetto delle norme sanitarie, si fanno prossimi ai fratelli e alle sorelle, specialmente i più bisognosi. Da monasteri e comunità religiose sappiamo di poter contare su un’orazione continua per il Paese”. La Chiesa italiana condivide le “limitazioni a cui ogni cittadino è sottoposto. A ciascuno, in particolare  viene chiesto di avere la massima attenzione, perché un’eventuale sua imprudenza nell’osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone”. Con questa nuova comunicazione, riassunta nel titolo “Una Chiesa di terra e di cielo“, la Conferenza episcopale italiana mostra di essere pienamente consapevole della “situazione gravissima sul piano sanitario” come anche “su quello economico, con conseguenze enormi per le famiglie dell’intero Paese, a maggior ragione per quelle già in difficoltà o al limite della sussistenza”.

La vicinanza del Papa

In una realtà emergenziale come questa “le comunicazioni del governo rappresentano uno sforzo di incoraggiamento, all’interno di un quadro di onesto realismo, con cui si chiede a ogni cittadino un supplemento di responsabilità“. Proprio all’impegno delle autorità ha dedicato un pensiero il Papa nella Messa mattutina a Santa Marta:”Soprattutto io vorrei chiedervi di pregare per le autorità, loro devono decidere e tante volte decidere su misure che non piacciono al popolo. Ma è per il nostro bene. E tante volte, l’autorità si sente sola, non capita. Preghiamo per i nostri governanti che devono prendere la decisione su queste misure: che si sentano accompagnati dalla preghiera del popolo”.

Papa Francesco durante la celebrazione della Messa a Santa Marta – Foto © Vatican Media / Reuters

Rosario in famiglia

Allo sforzo delle istituzioni, che produce scelte difficili ma indispensabili, evidenzia Avvenirela presidenza Cei risponde ricordando che proprio in questo momento e su questo fronte di responsabilità pubblica “la Chiesa c’è, è presente”, e “a partire dai suoi pastori, vescovi e sacerdoti, condivide le preoccupazioni e le sofferenze di tutta la popolazione. È vicina nella preghiera”, come testimonia “l’appuntamento con il Rosario in famiglia promosso per il giorno di San Giuseppe” per una grande preghiera condivisa degli italiani il 19 marzo in un momento particolarmente duro per tutta la comunità nazionale, iniziativa lanciata poche ore prima di questo nuovo intervento”.

La fede del Popolo di Dio

La mobilitazione spirituale in ogni parte d’Italia ricorrendo alle tecnologie della comunicazione, con liturgie e appuntamenti spirituali tramite “televisioni, radio, piattaforme digitali»”mostra la presenza di una comunità cristiana viva, che non si ferma ed è pronta a ricorrere ad “ambienti che, se non potranno mai sostituire la ricchezza dell’incontro personale, rivelano potenzialità straordinarie nel sostenere la fede del Popolo di Dio”.