Il Papa: “Educare e vigilare contro la tratta”

Una piaga la definisce Papa Francesco, che al termine della preghiera dell'Angelus ricorda il dramma della tratta, emerso nuovamente nella Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di persone, coincisa ieri con la memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita: “Per sanare questa piaga – esorta il Santo Padre – che sfrutta i più deboli, è necessario l’impegno di tutti: istituzioni, associazioni e agenzie educative. Sul fronte della prevenzione, mi preme segnalare come diverse ricerche attestino che le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno. Pertanto, è necessario da una parte educare a un uso sano dei mezzi tecnologici, dall’altra vigilare e richiamare i fornitori di tali servizi telematici alle loro responsabilità”. E il suo Ave Maria il Pontefice lo riserva anche per il popolo della Siria, dal cui nord-ovest continuano a giungere notizie dolorose: “In particolare sulle condizioni di tante donne e bambini, della gente costretta a fuggire a causa dell’escalation militare. Rinnovo il mio accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti diplomatici, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, per salvaguardare la vita e le sorti dei civili”.

Sale della terra

La sua riflessione, Papa Francesco l'ha incentrata sulla frase del brano evangelico odierno in cui Gesù dice ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo“. Un'immagine importante quella del sale: “E' l’elemento che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione – ha detto il Santo Padre -. Il discepolo è dunque chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone. Si tratta di resistere al degrado morale, al peccato, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza”. È “sale”, ha detto ancora Papa Francesco, “il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani – perché tutti noi ne abbiamo –, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri”. E anche “il discepolo che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile, costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire. E di questo atteggiamento c’è tanto bisogno”.

Luce del mondo

La seconda immagine, quella della luce, rimanda alla dispersione dell'oscurità, al consentire di vedere: “Gesù è la luce che ha fugato le tenebre, ma esse permangono ancora nel mondo e nelle singole persone. È compito del cristiano disperderle facendo risplendere la luce di Cristo e annunciando il suo Vangelo. Si tratta di una irradiazione che può derivare anche dalle nostre parole, ma deve scaturire soprattutto dalle nostre opere buone”. Discepolo e comunità cristiana sono luce nel mondo “quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia. Il discepolo di Gesù è luce quando sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, a eliminare le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna. Fare luce. Ma non è la mia luce, è la luce di Gesù”.

La Chiesa e gli ultimi

L'invito di Gesù, ha concluso il Santo Padre, è “a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato. Di fronte alla violenza, all’ingiustizia, all’oppressione, il cristiano non può chiudersi in sé stesso o nascondersi nella sicurezza del proprio recinto; anche la Chiesa non può chiudersi in sé stessa, non può abbandonare la sua missione di evangelizzazione e di servizio“. La Chiesa “ascolta il grido degli ultimi e degli esclusi, perché è consapevole di essere una comunità pellegrina chiamata a prolungare nella storia la presenza salvifica di Gesù Cristo”.