Giudice Adinolfi, il giallo della scomparsa

Da mattina del 2 luglio 1994 Paolo Adinolfi è uscito di casa dicendo che sarebbe rientrato per l’ora di pranzo; dalle testimonianze sarebbe certa la presenza di Adinolfi, alle 9, alla biblioteca del Tribunale Civile di Roma sita in viale Giulio Cesare: il bibliotecario Marcello Mosca ha successivamente sostenuto di aver visto il magistrato in compagnia di un uomo di 30-35 anni, di media statura e ben vestito. Chi era quell’uomo? Domani alle 18, alla libreria dell’Auditorium di Roma, presentazione del libro “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” . 

Ondata di arresti

Paolo Adinolfi è un magistrato romano scomparso da 26 anni senza lasciare alcuna traccia; ad oggi non è ancora possibile ricostruire la dinamica dei fatti , se pure sono tante le circostanze e gli indizi che inducono a pensare ad un caso di lupara biancaIn relazione alla scomparsa del magistrato romano sono diverse le circostanze che portano a pensare che di allontamento volontario non si tratta né tantomeno di suicidio e che direzionano le motivazioni di tale sparizione verso quella che era l’attività di Adinolfi presso il Tribunale Civile di Roma, nel quale ha lavorato per molti anni alla sezione fallimentare prima e alla seconda sezione civile poi. E’ la mattina del 2 luglio 1994. Il giudice Paolo Adinolfi, consigliere di Corte d’appello, esce di casa in zona Vigna Clara per fare alcune commissioni dopo aver salutato sua moglie Nicoletta. Per dieci anni ha lavorato al Tribunale fallimentare di Roma, che sarà presto travolto da un’ondata di arresti.

Lupara bianca a Roma

Le sentenze del giudice Adinolfi hanno scontentato molti, soprattutto alcuni storici sodalizi criminali capaci di esercitare influenza sulla politica e sui palazzi giudiziari romani. Il dottor Adinolfi, quella mattina d’estate, non torna a casa. Caso più unico che raro di lupara bianca nel cuore della capitale. Tolto di mezzo, annientato da poteri criminali. Come i giudici Falcone e Borsellino, un anno prima. Ma, al contrario (inspiegabilmente) rimosso dalla memoria collettiva come un fastidioso ingombro.

Cold case

La misteriosa fine di Paolo Adinolfi è uno dei 13 casi irrisolti della Roma di sangue e misteri che Fabrizio Peronaci, giornalista d’inchiesta del Corriere della sera, racconta nel suo ultimo libro “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (edizioni Typimedia). Una vicenda caratterizzata da connivenze e reticenze, tristemente sottovalutata, sulla quale la famiglia si batte da oltre un quarto di secolo. Oggi il figlio del giudice, Lorenzo Adinolfi, all’epoca della scomparsa studente di liceo è ancora alla ricerca dalla verità.

Presentazione

Gli elementi raccolti in tanti anni di indagini e approfondimenti potrebbero portare alla riapertura dell’inchiesta. Che cosa ha scoperto Lorenzo Adinolfi in questi anni? Quali elementi ha tra le mani? Il punto della situazione sul giallo del giudice Adinolfi sarà fatto domani, a partire dalle ore 18, in occasione della presentazione del volume “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”, alla Libreria Notebook di via Pietro De Coubertin 30 (Auditorium – Parco della Musica, Villaggio Olimpico), Roma. Parteciperanno Fabrizio Peronaci, autore del libro, il giornalista Emilio Orlando nelle vesti di moderatore e il figlio del giudice, Lorenzo, che racconterà gli ultimi sviluppi. “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” è il primo volume della collana “Fattacci di Roma”, dedicato al decennio 1990-2000.

Gialli classici 

Alcuni dei 13 cold case raccontati sono noti al grande pubblico, altri meno. Peronaci, grazie alla lunga esperienza di cronista e di autore di libri-verità, ricostruisce la sequenza di fatti, piste, indizi, alibi ed errori investigativi con una narrazione avvolgente. Si va appunto dalla scomparsa del magistrato Paolo Adinolfi all'enigma di Duilio Saggia Civitelli, il detective freddato in maniera cinematografica al binario 10 della stazione Ostiense; dalla tragica fine di “Francescone” Anniballi, l'attore che recitò con Gassman e Manfredi, inspiegabilmente oscurata dai media, ai classici gialli a sfondo economico e/o passionale della commercialista Antonella Di Veroli e della parrucchiera Giusi Nicoloso, fino a crimini ai limiti dell’incredibile, come l’esecuzione dell’assicuratrice sulla Cassia. Grazie alla rilettura degli atti, a contributi inediti e all’acquisizione di nuovi elementi di prova, almeno la metà dei delitti analizzati potrebbe essere oggetto di una riapertura delle indagini. Dice l’autore: “Rievocare i cold case di Roma è al tempo stesso un viaggio nel dolore e nel giusto desiderio di verità delle famiglie, nelle fragilità del nostro sistema investigativo, che troppe volte si arrende davanti alla complessità di un’inchiesta, e nelle pieghe di una città meravigliosa, nel complesso tranquilla, capace però all’improvviso di gettare la maschera e mostrare un volto di inusitata ferocia”.