Striscia di Gaza: si lavora a nuovo tentativo di un “cessate in fuoco”

Peggiorano le cifre delle vittime dei razzi e delle bombe, 13 morti tra gli israeliani e 230 tra i palestinesi. Ma in Israele molti sarebbero contrari alla tregua

Il premier Benjamin Netanyahu riunisce il suo consiglio per la sicurezza per valutare una tregua, riporta la stampa israeliana. I vertici di Hamas avrebbero riferito alla Cnn di attendersi un cessate il fuoco – valido solo per la Striscia di Gaza – entro 24-48 ore. Continuano gli scontri armati, con i razzi diretti verso lo Stato ebraico e questo che risponde con raid aerei. Sale a 13 il numero degli israeliani morti, mentre in bilancio per i palestinesi sarebbe di 230 vittime dei bombardamenti – 65 bambini. Mentre le Nazioni unite si riuniscono in assemblea, la cancellerie tedesca Angela Merkel ricorda che senza il coinvolgimento di Hamas non si può raggiungere il “cessate il fuoco” e il senatore democratico statunitense Bernie Sanders chiede di bloccare la vendita di armi a Israele, secondo un sondaggio dell’emittente Channel12 il 72% degli israeliani ritiene che le operazioni militari debbano andare avanti.

L’attesa

Il capo del governo israeliano ha convocato per le 18 (ora italiana) i suoi ministri con  all’ordine del giorno le operazioni attualmente in corso, gli attacchi missilistici verso il territorio dello Stato ebraico e un possibile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. E’ quanto pubblica il quotidiano Times of Israel. Nei giorni precedenti Netanyahu aveva ribadito con forza che Israele non avrebbe fermato le operazioni fino al raggiungimento degli obiettivi.

“Ci aspettiamo un cessate il fuoco entro 24, massimo 48 ore”, hanno riferito dirigenti di Hamas all’emittente statunitense Cnn.  L’eventuale tregua riguarderebbe solo la Striscia di Gaza e non il resto dei Territori palestinesi, una possibilità su cui il governo di Tel Aviv non si è ancora pronunciato. Per i leader del movimento le pressioni internazionali stanno funzionando.

La situazione

Non si ferma la pioggia di razzi, lanciati dalla Striscia di Gaza, sulle città e gli abitati della zona meridionale di Israele, scrivono i media israeliani. Le sirene anti-bombardamento sono risuonate ad Ashkelon, Sderot, Ashdod, Rahat, Yavne, Beersheba e altri centri abitati situati nei pressi della Striscia di Gaza. In risposta, le forze di difesa dello Stato di Israele (Idf) hanno annunciato di aver colpito due tunnel di Hamas in fase di costruzione e l’ingresso di un tunnel militare situato all’interno di un edificio a Gaza.

Si aggiorna a a 13 morti il bilancio delle vittime israeliane del conflitto a Gaza, dieci delle vittime sono state uccise a seguito di “colpi diretti, esplosioni e schegge” dovuti ai razzi lanciati dalla Striscia, mentre altri tre israeliani sono morti a seguito delle ferite riportate mentre si recavano nei rifugi. Lo riferiscono i servizi medici di emergenza israeliani.

Le autorità sanitarie palestinesi avevano precedentemente riferito che le vittime dovute ai bombardamenti israeliani sono 230, fra queste sono inclusi 65 bambini, 39 donne e 17 anziani. I feriti, precisa il ministero, sono saliti a 1710.

Contrari alla tregua

Il 72% degli israeliani è dell’opinione che il governo non debba negoziare un cessate il fuoco ora e che l’operazione deve andare avanti. Lo rivela un sondaggio condotto oggi dalla tv Canale 12 secondo cui negli intervistati che risiedono al Sud – la parte più colpita del Paese dai razzi di Hamas – la percentuale sale al 73%. Solo il 24% “concorda” su un tregua, con la percentuale che scende al 22% tra i residenti del Sud.

Il 66% inoltre ritiene che Israele abbia raggiunto “maggiori risultati” in questa tornata di guerra che nelle precedenti con Hamas. La percentuale scende al 30% tra chi vive nella parte meridionale del Paese. Solo il 30% è di parere contrario.

Tentativi di mediazione

Merkel, parlando a un forum sull’Europa a Berlino, ha detto: “Non si può fare direttamente, ma ovviamente Hamas deve essere coinvolto in una maniera o nell’altra perché senza Hamas non c’è il cessate il fuoco“. La cancelliera ha inoltre sottolineato che l’Egitto e altri Paesi arabi stanno già trattando con il gruppo palestinese.

Attesa a New York per una nuova riunione all’Onu sulla situazione a Gaza e Israele. Questa volta l’incontro a livello ministeriale si terrà a breve in Assemblea Generale con i 193 paesi membri. Presente il segretario generale Antonio Guterres, i vice premier di Giordania e Qatar, i ministri degli Esteri (tra gli altri) di Pakistan, Tunisia, Turchia e il palestinese Riad Al-Malki. L’obiettivo è rafforzare lo slancio verso un cessate il fuoco dopo più di 10 giorni attacchi. In Consiglio di Sicurezza, invece, la bozza di risoluzione preparata dalla Francia che chiede la cessazione delle ostilità è impantanata a causa dell’opposizione degli Stati Uniti.

Proprio negli Usa Sanders presenta una risoluzione per nel tentativo di bloccare la vendita di armi ad Israele, una commessa da 735 milioni di dollari, approvata dall’amministrazione Biden. Ha detto il senatore democratico: “In un momento in cui le bombe costruite negli Usa stanno devastando Gaza, uccidendo donne e bambini, credo che gli Stati Uniti debbano aiutare ad aprire la strada verso un futuro pacifico e prospero per israeliani e palestinesi”. “Dobbiamo valutare seriamente se la vendita di armi aiuti veramente questo o sia qualcosa che alimenta il conflitto”, ha concluso. Anche alla Camera l’ala più di sinistra del Partito democratico statunitense contesta la posizione del presidente di sostegno inamovibile al diritto all’autodifesa di Israele e presenta una mozione analoga.

“Scongiurare una catastrofe più grave”

Oggi è stato di nuovo impedito l’ingresso nella Striscia di Gaza a una squadra di Medici Senza Frontiere (Msf). Lo riferisce l’ong in una nota, a partire dalle dichiarazioni di Ely Sok, capomissione dell’organizzazione nei Territori palestinesi. “Oggi è stata nuovamente negata ad un team di Medici Senza Frontiere l’autorizzazione a entrare da Israele nella Striscia di Gaza” ha riferito Sok. “Sono trascorsi ormai più di dieci giorni dall’inizio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia e stanno aumentando i bisogni umanitari, con oltre 1.400 feriti e decine di migliaia di sfollati”.

La capomissione di Msf riferisce ancora: ” Non sappiamo ancora quando l’equipe di Msf sarà in grado di entrare a Gaza per unirsi ai nostri colleghi già sul posto, chiediamo che siano riaperti immediatamente i valichi di frontiera e che sia garantita una circolazione sicura di personale e forniture umanitarie per scongiurare una catastrofe ancora più grave“.