Striscia di Gaza: Israele schiera le truppe al confine

Si aggrava il bilancio delle vittime, 87 morti e circa 500 feriti tra i palestinesi, anche 18 bambini. Rivolte anti-arabi in diverse città israeliane, il governo schiera altri 10 battaglioni di polizia

L’ultima operazione via terra contro Gaza risale al 2014. A distanza di sette anni Israele sembrerebbe essere di nuovo sul punto di sferrare un attacco sul terreno. Al quarto giorno di scontri, le truppe israeliane si schierano al confine con la Striscia di Gaza pronte all’invasione. L’aviazione israeliana ha annunciato di aver colpito uno dei centri di comando dell’intelligence di Hamas. Si aggiorna il conteggio delle vittime lungo la Striscia di Gaza dopo gli attacchi aerei di Israele, i morti sono 87 e i feriti 530, tra cui 18 bambini, fa sapere il ministero della Salute di Hamas.

Benjamin Netanyahu, capo del governo israeliano, nel corso di una visita a un’unità della difesa antimissile “Iron Dome” ha annunciato che “ci vorrà altro tempo, ma con fermezza, sia difensiva che offensiva, raggiungeremo il nostro obiettivo: riportare la pace nello Stato di Israele”.

Il capo di Stato francese Emmanuel Macron ha offerto il proprio contributo per porre fine all’escalation. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che “Israele ha tutto il diritto di difendersi dagli attacchi”, mentre gli Stati Uniti bloccano la riunione pubblica del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite chiesta tra gli altri dalla Cina.

Intanto sarebbe stato colpito un villaggio nel nord della Striscia, Um el-Nasser, presso Sheikh Zayed, affermano i media locali. Le prime informazioni parlano di 11 palestinesi morti, tra cui dei bambini, e 50 feriti in un bombardamento israeliano, ma né Hamas né Israele hanno confermato l’episodio. L’agenzie ufficiale palestinese Wafa scrive che tra le vittime del bombardamento ci sarebbero una donna incinta, un uomo e quattro bambini.Pronti all’invasione

“Stiamo riunendo forze sul confine di Gaza, preparandole. Stiamo studiando il campo e le useremo quando decideremo di farlo”, ha detto il portavoce delle forze armate israeliane Hidai Zilberman citato da Times of Israel. “L’iniziativa è nostra e il tempo è dalla nostra parte”, ha aggiunto. Spetta al governo israeliano dare l‘avallo politico a una mossa di questa portata, nella guerra con Hamas.

L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato uno dei centri dell’intelligence di Hamas nella Striscia di Gaza, dove erano presenti “decine di terroristi operativi”, ma non ha precisato quanti membri dell’organizzazione islamista siano stati uccisi. Nella campagna aerea contro i vertici di Hamas, l’esercito ha colpito anche quattro appartamenti di comandanti nella Striscia dai cui ritiene siano partiti alcuni razzi. L’aviazione, secondo quanto riferiti dalle autorità militari, ha bombardato l’abitazione del vicecomandante del reggimento Jabalia di Hamas nel Nord della Striscia, come anche quella di tre altri comandanti nel Nord e nel cento di Gaza.

Le Forze di difesa israeliane hanno annunciato, con una nota dell’esercito citata dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, di aver colpito 750 diversi obiettivi nella Striscia di Gaza usando più di mille tra bombe e missili dall’inizio dei combattimenti. Tra gli obiettivi anche 33 tunnel utilizzati da Hamas e dai militanti della Jihad islamica, 160 postazioni per il lancio di razzi, quattro edifici dirigenza del movimento islamista e 60 tra alti funzionari e dirigenti.

Secondo i militari, vi sarebbero segnali che Hamas stia propensa a negoziare una tregua. Tuttavia, sono stati richiamati fino a 15 mila riservisti per rafforzare le unità di artiglieria e le batterie di difesa missilistica “Iron Dome”, lasciando fuori fanteria e truppe corazzate che sono già schierate sul fronte di Gaza. Finora dalla Striscia sono piovuti su Israele circa 1.600 razzi, anche di nuova concezione come i nuovi razzi denominati Ayash 250 , che avrebbero una gittata di 250 chilometri, accompagnati dalla novità dei droni esplosivi. La Radio militare israeliana spiegando che di quelli diretti verso aree abitate ne è stato intercettato circa il 90%. L’aviazione ebraica ha risposto con circa 600 attacchi, soprattutto contro la catena di comando e di intelligence di Hamas e della Jihad e contro i lanciatori di missili anti tank: 60-70 i miliziani uccisi, secondo il resoconto dei militari.

Diplomazia incerta

Intorno a questa nuovo capitolo del conflitto arabo-israeliano, nessuno sembra voler prendere una decisione. Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato oggi di non aver “visto finora una risposta eccessiva” nel conflitto in corso tra Israele e palestinesi, e che “la questione è come ottenere un’importante riduzione degli attacchi, in particolare degli attacchi indiscriminati con i razzi”.

Gli Stati Uniti inoltre continuano a impedire lo svolgimento di una riunione pubblica del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi israelo-palestinese, chiesta da alcuni Paesi tra cui la Cina. Il motivo del veto, secondo fonti del Palazzo di Vetro, sarebbe quello di evitare di compromettere gli sforzi diplomatici in corso. “Egitto, Tunisia e altri Paesi possono giocare un ruolo a breve termine per la de-escalation“, ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.

Intanto un gruppo di 120 membri del personale del dipartimento della Difesa statunitense, che si trovava in Israele, è stato evacuato in Germania a bordo di un aereo da trasporto militare C-17. Lo ha confermato il portavoce del Pentagono, John Kirby.

Il presidente Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il suo omologo dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas e ha offerto il suo aiuto per porre fine agli scontri. In un secondo colloquio telefonico, stavolta col premier israeliano Netanyahu, il capo dello Stato francese ha condannato gli attacchi con razzi contro Israele da parte di Hamas e “di altri gruppi terroristici” e ha espresso le sue condoglianze per le numerose vittime civili.

Le rivolte anti-arabe

La polizia israeliana ha aperto numerose indagini per individuare gli ebrei radicali responsabili di una serie di appelli alla rivolta nelle città arabe. Secondo quanto riferisce il quotidiano Jerusalem Post, le indagini sono iniziate a seguito di una serie di messaggi e materiali diffusi sui social media che incitavano gli ebrei a prendere parte e rivolte e proteste contro gli arabi in tutto il Paese.  Secondo quanto riferito dall’emittente israeliana N12, un gruppo di ebrei radicali si è riunito questa sera a Bat Yam per organizzare una manifestazione. La serie di scontri e rivolte nelle città Giaffa, Haifa, Acri e Lod che vantano numerose comunità’ di origine araba sta preoccupando il governo israeliano. In una visita nella città di Lod, una delle più colpite dagli scontri, Netanyahu ha annunciato che approverà misure di “ampia portata”, tra cui la detenzione amministrativa, per reprimere la violenza che ha provocato rivolte arabo-ebraiche. La detenzione amministrativa consente alle autorità di trattenere le persone per lunghi periodi di tempo, senza la necessità di accuse formali. Il ministro della Difesa Benny Gantz, ha disposto il rinforzo di 10 battaglioni della polizia di frontiera, ma ha precisato: “Nessun soldato sarà coinvolto in queste attività, visto che non fanno parte della missione dell’esercito”.