Formazienda e Cnel: più politiche attive per fa ripartire l’Italia

«Bisogna uscire gradualmente dal blocco dei licenziamenti, ma occorre pensare a come rilanciare la macchina produttiva del paese e il mercato del lavoro, a partire dalla formazione». Così l’ex Ministro e attuale presidente del CNEL Tiziano Treu, nel corso del Digital Debate organizzato da Consenso Europa, società del gruppo Hdrà specializzata in Public Affairs e Comunicazione Strategica, dal titolo “Le imprese e i lavoratori oltre la pandemia, le politiche attive del lavoro per il rilancio delle attività produttive“. Tra i relatori del convegno, introdotto da Lorenzo Salvia del Corriere della Sera, sono intervenuti Martina Nardi (PD), presidente della X Commissione Attività Produttive della Camera; il deputato di FDI Walter Rizzetto; Rossella Spada, Direttrice Generale di Formazienda; Angelo Raffaele Margiotta, Segretario Generale Confsal, e Berlino Tazza, Presidente di Sistema Impresa.

«La nuova fase sarà decisiva”, ha continuato Treu, “non si può vivere solo di sussidi. La grande opportunità è l’intervento dell’Europa: l’Italia ha avuto più risorse degli altri perché è un anello fondamentale della costruzione europea: un’occasione che non possiamo sprecare. Questa è la sfida, e credo che il presidente incaricato Mario Draghi ne sia più che convinto»

Rossella Spada, DG di Formazienda, ha sottolineato come «la pandemia abbia spinto la disoccupazione giovanile a un livello molto alto, e la quota di occupazione femminile nettamente al di sotto della percentuale europea. È necessario non focalizzarsi solo su strumenti di politiche passive: oggi abbiamo bisogno di dare assistenza ai lavoratori che stanno attraversando un momento difficile, ma è importante adottare strumenti che consentano di ridare dignità alle persone tramite il lavoro. Attraverso anche realtà come la nostra. Formazienda è uno dei dieci fondi interprofessionali in Italia, che ha oltre 110mila aziende aderenti per 750mila lavoratori. Oggi c’è la necessità di mettere in atto politiche di formazione non solo per aggiornare, ma anche per riconvertire le competenze professionali dei lavoratori. Necessario per le aziende per restare competitive e per i lavoratori per potersi riconvertire. Per questo vogliamo fare un appello: non drenare ulteriormente le risorse destinate ai Fondi interprofessionali, che svolgono un ruolo strategico e fondamentale per rilanciare il mercato del lavoro».

Per l’onorevole Nardi, «Per uscire dall’emergenza è necessario aprire una grande fase di riflessione collettiva nel paese, anche per la scrittura definitiva del Recovery. Gli interventi da fare si articolano su tre livelli. I ristori, i decreti di gestione dell’emergenza economica, che hanno anche avviato la costruzione del traghettamento verso il futuro (penso al decreto liquidità), e il Recovery per costruire, insieme, l’Italia di domani».

Il deputato di Fdi Rizzetto ha posto l’attenzione sulle politiche emergenziali: «In materia di lavoro e welfare governo e parlamento non possono più permettersi di fare errori, soprattutto in riferimento alle prossime scelte legislative come il nuovo Ristori e il Pnrr. Dovremmo legiferare con le risorse a disposizione quasi come se non ci fosse il Covid, per evitare di ricadere in politiche di emergenza che non ci permettono di programmare la ripresa»

Per il Segretario Confsal Margiotta «Dobbiamo partire sempre dalla prospettiva della centralità del lavoro. E per farlo occorre uno sforzo di organicità: immaginare cioè un progetto di riforma del mercato del lavoro che ne ricomprenda tutti gli assi, dalle politiche attive al costo del lavoro, dal salario alle infrastrutture. Serve una visione generale: i sussidi come il RDC, necessari ad aiutare chi ha bisogno, devono però stare all’interno di una normativa organica che favorisca la formazione per la ripresa dell’occupazione».

Infine, Berlino Tazza di Sistema Impresa chiede la riapertura dei termini del Fondo Nuove Competenza, aggiungendo che «da presidente di un’organizzazione di operatori del settore terziario penso sia utile che le risorse destinate al cashback – provvedimento poco lungimirante – vengano indirizzate verso altre iniziative, non come ristori ma come compensazioni per alcune categorie che hanno passato un 2020 tragico: cali di fatturatore drammatici che non possono essere tamponati con i ristori: il rischio è la chiusura definitiva di altre imprese».