Dopo il buio del lockdown, Roma illumina le vestigia del passato

Da oggi nella capitale torna lo spettacolo “Luci sul Tempio di Adriano” nella centralissima piazza di Pietra. I fili della memoria che legano antichità, Stato Pontificio e modernità

Il passato di Roma torna a splendere. Come contributo alla ripresa delle attività dopo il lungo lockdown causato dal Covid-19, la Camera di Commercio di Roma ha deciso di riproporre, a partire da oggi, sabato 20 giugno, lo spettacolo “Luci sul Tempio di Adriano”. Ogni giorno, subito dopo il tramonto, in piazza di Pietra si potranno rivivere le intense emozioni che, da quasi due anni, hanno affascinato migliaia di turisti e di cittadini romani. La suggestiva proiezione con giochi di luci, immagini e suoni, realizzata dal noto divulgatore scientifico Paco Lanciano, sarà riproposta ogni sera, al calar del buio, quando il Tempio di Adriano, sede dell’istituzione camerale, tornerà a illuminarsi sul colonnato regalando a chiunque si trovi in piazza di Pietra dodici minuti di uno spettacolo affascinante.

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Un’iniziativa (promossa e organizzata dalla Camera di Commercio e realizzata in collaborazione con la Società Italiana Brevetti e la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma) per contribuire a far riprendere alla città la sua grande capacità di attrazione per i turisti provenienti da ogni parte del mondo. “E’ un piccolo ma significativo segnale – spiega il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti – di un graduale ritorno alla normalità. Da due anni lo spettacolo creato da Paco Lanciano ha emozionato tutti coloro che si sono trovati in piazza di Pietra ad assistere a “Luci su Adriano”. In questa fase così difficile per la città e, in particolare per il centro storico, ci sembra un segnale incoraggiante riprendere le proiezioni invitando tutti a rispettare le normative sulla sicurezza”.

Radici storiche

A Roma c’è l’unica Camera di Commercio fondata da un Papa. Il lascito della tradizione dello Stato pontificio è rappresentato anche dal Tempio di Adriano, in piazza di Pietra, monumento che fu dedicato all’imperatore Adriano dopo la sua morte, nel 145 d. C. Nel 1695 l’architetto Francesco Fontana fu incaricato da Innocenzo XII di costruire il palazzo della Dogana di Terra pontificia, ovvero per le merci che arrivavano a Roma via terra (la dogana per quelle che arrivavano via mare era situata invece a Ripa Grande) e lo realizzò, grazie al progetto di suo padre Carlo, proprio tra i resti del Tempio di Adriano. Le undici colonne costituirono il corpo centrale del palazzo, sviluppato su due piani, con dieci finestre, oltre il pianterreno, con quattro porte e otto finestre. Nel 1873, l’edificio fu acquistato dalla Camera di Commercio di Roma che vi pose la sua sede e quella della Borsa Valori, facendolo ristrutturare dall’architetto Virginio Vespignani. Quella di Roma è anche l’unica Camera di Commercio a non avere nella sua fondazione l’impronta ideologica di quella borghesia che nell’Ottocento si riconosceva nella massoneria. Aver introdotto un’innovazione di ispirazione napoleonica nell’antiquato e immobile tessuto socio-economico papalino fu una mossa non priva di coraggio da parte del tutt’altro che rivoluzionario Gregorio XVI, soprattutto in una situazione di sommovimenti sociali e sotterranei conflitti di potere. Ma la creazione della Camera di Commercio si dimostrò una scelta pienamente azzeccata principalmente dal punto di vista della politica economica perché favoriva l’autonomia economica dello Stato Pontificio, oltre ad introdurre un fattore di dinamicità rispetto all’immobilismo delle rendite dell’aristocrazia nell’agro pontino e alla tradizionale staticità della proprietà terriera degli ordini religiosi.