Don Buonaiuto: “La violenza nel cuore dell’uomo è sempre più diffusa”

Il sacerdote è intervenuto nel programma di Rai 1, Storie Italiane, condotto dalla giornalista Eleonora Daniele

“Questo tsunami di cronaca nera veramente ci inquieta e ci turba profondamente. Uso una riflessione conosciuta riportando le parole di Papa Francesco quando disse che la cosa peggiore di questa pandemia è di non aver imparato nulla dalla pandemia” sono le parole di Don Aldo Buonaiuto, direttore di Interris.it e sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII che questa mattina è intervenuto come ospite di Eleonora Daniele nel programma di Rai Uno “Storie Italiane” per commentare il duplice omicidio di Lecce, durante il quale sono rimasti coinvolti l’arbitro leccese Daniele De Santis, 33 anni ed Eleonora Manta, di 30.
Questo non è un ritorno a una sana normalità, ma la dimostrazione che la violenza nel cuore dell’uomo è sempre più diffusa. Stiamo vedendo ogni giorno fatti che devono interrogare tutta la società, nessuno può lavarsi le mani o pensare che non sia coinvolto”.

Don Buonaiuto “Il matrimonio religioso è una cosa seria”

Antonio Logli in carcere, condannato a 20 anni di detenzione perché accusato dell’omicidio della moglie Roberta Ragusa, ha chiesto alla compagna, sua ex amante, Sara Calzolaio di sposarlo e la donna ha accettato. I commenti durante la puntata non sono mancati, tanti i punti di vista sulla vicenda, ma il punto fondamentale rimane la sacralità del matrimonio e l’importanza dell’atto. “Non voglio giudicare la signora, non conosco la vicenda – ha sottolineato Don Aldo -. Ciò che posso dire è che il matrimonio religioso per la Chiesa cattolica è una cosa seria e non si ottiene come andare al mercato e comprare un pò di frutta. Quindi, proprio perché è una cosa seria la Chiesa procede facendo il suo discernimento e valutando se ci sono i requisiti. Quindi c’è un percorso da fare insieme a chi di dovere farà le valutazioni. Ci sono molti casi di detenuti che si sono sposati ma è importante precisare che si arriva davanti all’altare con una consapevolezza di cosa è il sacramento del matrimonio per i cattolici, non dimenticando che tra le condizioni c’è l’assoluta verità della propria vita che si deve manifestare”.

Il web è un mezzo per socializzare e non per distruggere

Infine durante un collegamento video con Giuseppe Morgante, Don Aldo ha rivolto un pensiero a questo ragazzo che la notte del 7 maggio 2019 è stato colpito con l’acido muriatico da Sara Del Mastro, una persona che Giuseppe aveva frequentato per un mese. La donna, con una personalità border line, è stata condannata per aggressione. Giuseppe Morgante, a distanza di un anno sta vivendo un momento di grande difficoltà perché è rimasto senza lavoro e in Italia non esiste ancora un fondo per le vittime di aggressione. Giuseppe non ha recuperato la vista di un occhio, che è rimasto bruciato dall’acido. Ha già affrontato 10 operazioni e ne dovrà fare altre. Attualmente non può tornare a svolgere il suo lavoro da operaio, e non sa quando finirà l’iter curativo.
Oggi Giuseppe chiede aiuto, soprattutto alla luce degli ultimi insulti ricevuti tramite web sui social. Questi odiatori del web devono essere identificati e segnalati alle autorità competenti. Sono dei bulli che dalle piazze sono passati a nascondersi dietro a un computer. “Giuseppe ti mando un grande abbraccio per la tua forza e per il tuo coraggio. A te e a tutti quelli che come te portano queste ferite nel cuore e nella psiche. Chi vive in prima persona un male così devastante soffre – commenta Don Aldo Buonaiuto -. Penso sia normale parteciparti questa nostra vicinanza. Invece non è normale chi prosegue sulla scia di odio attraverso il web. Dobbiamo ricordarci che non è un mondo virtuale, perché dietro il web ci sono menti di persone spietate che compiono violenze inaudite. Smettete di essere disumani scrivendo cose mostruose attraverso il web! Questo dovrebbe essere un mezzo per socializzare e non per distruggere gli altri. Bisogna fare qualcosa per bloccare e impedire questi atti affinché le persone non possano colpire chi è già stato distrutto. Mi rivolgo sia al legislatore che agli educatori: vogliamo fare un salto di qualità affinché la tecnologia sia al servizio dell’uomo in modo positivo e non diventi un’arma? Queste violenze digitali non si possono più tollerare”.