Domani in aula alla Camera il decreto Elezioni. Lite sulle candidature

Il provvedimento rinvia in autunno le elezioni comunali e regionali, accorpando il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari in un'unica tornata elettorale

Il decreto Elezioni torna domani in aula alla Camera, dopo lo stop per dare priorità al decreto Scuola approvatoieri in via definitiva. Il provvedimento rinvia in autunno le elezioni comunali e regionali, accorpando il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari in un’unica tornata elettorale. Durante l’esame in commissione, poi, si è stabilito che, per evitare possibili picchi di affluenza ai seggi che contrasterebbero con le norme sul distanziamento sociale anti-coronavirus, le urne resteranno aperte fino alle 15 del lunedì. Contro il decreto, che non fissa una data esatta in cui far svolgere le elezioni, ma indica una finestra temporale che va dal 15 settembre al 15 dicembre, si è schierato il centrodestra. Ma anche i governatori uscenti (Zaia, Toti, Emiliano e De Luca in primis) hanno avanzato forti critiche. Nonostante le contrarietà, evidenzia l’Agi, il decreto dovrebbe superare senza problemi il primo banco di prova a Montecitorio, per poi passare all’esame del Senato. 

Scontro politico

Nei partiti è già piena campagna elettorale e sulle candidature regionali si spacca il centrodestra. “Berlusconi a volte non lo capisco – dice all’Ansa il leader della Lega Matteo Salvini. – L’ho sentito dire sì al Mes, il fatto che usi la stessa lingua di Renzi e Prodi mi lascia dei dubbi”. E incalza: “Ho letto di disponibilità ad altri governi, per la Lega prima questo esecutivo va a casa e prima si va a votare, meglio è“. E un governo Draghi, chiedono i cronisti? “Per noi dopo Conte ci sono solo le elezioni“. Al leader della Lega ribatte il senatore Domenico De Siano, coordinatore di Fi in Campania: “Fatichiamo sempre di più a comprendere le uscite di Salvini sul presidente Berlusconi e Forza Italia. Le parole del nostro leader sull’Europa non sono ‘renzismo’, ma buon senso e pragmatismo. Per noi l’unità della coalizione è imprescindibile, ma rivendichiamo rispetto reciproco e respingiamo ogni tentativo di prevaricazione”. Acque agitate, dunque, per la leadership e per la partita in corso sulle candidature regionali. Salvini ripete che l’ex governatore Stefano Caldoro, fortemente voluto dai forzisti come anti-De Luca, “è una persona perbene, ma i campani vogliono il cambiamento”.

Contro la burocrazia

Il nodo è strettamente legato a quello pugliese, dove Fratelli d’Italia insiste per candidare Raffaele Fitto, mentre la Lega punta su Nuccio Attieri. L’ex vicepremier è convinto che il centrodestra possa giocare per vincere in Campania: “La coalizione oggi è al 40 per cento, secondo un sondaggio. Dobbiamo marcare la differenza con De Luca, ad esempio sui rifiuti: altrove producono ricchezza, qui ingrassano la camorra. Quanto alla sua alleanza con De Mita, Mastella e Pomicino: insieme fanno i Fantastici quattro, glieli lascio volentieri”. L’occhio, riferisce l’Ansa, è anche alle vicende nazionali, cominciando dall’ostruzionismo sul decreto scuola: “Chiudere i bimbi nel plexiglass in classe è una cazzata cui solo un ministro incompetente poteva pensare”. Nessuna chance di collaborazione con il governo? “Le nostre proposte ci sono, flat tax e modello Genova contro la burocrazia. Ci dicano sì o no”. Dopo il tour di ieri in Molise,  Salvini vede in Campania gli imprenditori del Cis di Nola e inaugura la nuova sede del partito ad Avellino, annunciando le adesioni del consigliere regionale Giampiero Zinzi, ex Fi, e dell’ex assessore regionale Severino Nappi. Poi la deposizione di fiori sul luogo dove il mese scorso è rimasto ucciso il poliziotto Pasquale Apicella, e qui scatta la contestazione da parte di alcune persone affacciate ai balconi: “Non si specula sulla morte di un agente, Napoli non ti vuole”. Salvini ascolta, depone i fiori e risale in auto lanciando un bacio a una delle donne che urla di più.