Didattica a distanza per studenti disabili? Ecco come diventa possibile

L'iniziativa dei Padri Giuseppini del santo sociale torinese Leonardo Murialdo: Engim, il loro ente di formazione professionale, segue 8 mila allievi in 25 centri italiani

In queste settimane sono emerse le gravissime difficoltà per gli studenti disabili di accedere alla didattica a distanza. In controtendenza, i centri di formazione Engim sono riusciti ad avviare la didattica a distanza ponendo particolare attenzione a garantire l’inclusione degli studenti con disabilità.

Apprendimento

“Nonostante i nostri siano corsi con prevalenza laboratoriale, i ragazzi disabili continuano i loro percorsi formativi, ripensati anche per dare continuità all’apprendimento delle competenze relazionali, fondamentali nel loro percorso di crescita e autonomia– spiegano i padri Giuseppini del santo sociale torinese Leonardo Murialdo-. E’ innegabile che il buon esito di queste attività sia frutto della competenza e tenacia dei formatori, mixata alla collaborazione delle famiglie a casa. Quello della formazione professionale è un mondo che raramente viene preso in considerazione dai mass media, eppure i nostri studenti hanno la stessa età dei ragazzi alle prese con la maturità e con le bocciature. Nei centri formativi, poi, si consolidano anche buone prassi”. In tutti i centri formativi della Fondazione Engim sono state avviate, sin dall’inizio del lockdown, nuove prassi e attività per garantire l’inclusione degli studenti disabili anche in questa fase di formazione a distanza. L’ente di formazione professionale ENGIM, nei suoi 25 centri formativi in Italia, si è attivato sin dai primi giorni del lockdown per garantire presenza e continuità agli oltre 8000 giovani studenti. Con video-lezioni, supporti digitali e spazi virtuali, da Bergamo a Roma, da Venezia a Torino e Ravenna, tutti i formatori sono tutt’oggi in prima linea per agganciare quotidianamente i propri allievi e dare continuità alla formazione, scongiurando il rischio di abbandono scolastico. Un’attenzione particolare è stata rivolta sin da subito agli studenti con disabilità. Nei percorsi formativi pensati per gli studenti con disabilità c’è un fattore in più da considerare: oltre alle competenze tecniche, infatti, è fondamentale che gli allievi apprendano e rimangano “allenati” sulle competenze relazionali, le cosiddette soft skills: quali sono gli atteggiamenti appropriati da tenere con il tutor aziendale e con i colleghi? Cosa dire e dove stare durante una pausa caffè? Come ci si comporta durante una riunione? Domande che possono sembrare banali ma – se proviamo per un attimo a contestualizzarle con, ad esempio, degli allievi autistici o con un ritardo cognitivo – ecco che la differenza fra una lezione in fad e una in presenza si manifesta in modo chiaro ed evidente.

Fasce deboli

“Fin dall’inizio dell’emergenza – spiega Alessia Riccio, progettista Politiche Attive e Sociali del Lavoro Engim Piemonte – ci siamo posti il problema di come continuare la didattica con i nostri allievi disabili fisici e intellettivi, giovani e adulti. ENGIM è l’ente formativo in Piemonte con il maggior numero di corsi rivolti alle fasce deboli quindi lo sforzo per noi è stato massimo”. Sforzo che è stato ben ripagato dalla risposta degli allievi e delle loro famiglie che hanno affrontato questa nuova esperienza con un entusiasmo davvero sorprendente. Il monte ore settimanale gestito in fad è andato crescendo in modo graduale: si è partiti con poche ore per permettere agli allievi di adattarsi e prendere familiarità con questa nuova modalità, per arrivare a un monte ore di 15 – 20 alla settimana. La tecnologia è stata di supporto non solo per permettere la continuità didattica (come nel caso delle piattaforme Google Meet, Classroom e Moodle) ma anche per lo sviluppo delle famose soft skills “a distanza”. In uno dei corsi rivolto alle persone autistiche di livello 1, presso la sede Engim Piemonte Artigianelli di Torino, si sta perfino svolgendo a distanza un project work utilizzando il software Studio 2.0 che permette agli allievi di simulare delle situazioni reali, come appunto la pausa caffè o il lavoro in team.

Innovazione

“Stiamo utilizzando da anni con risultati davvero interessanti i Lego nel contesto formativo e possiamo dire con orgoglio di essere tra i pochi in Italia ad aver intrapreso questa sperimentazione grazie alla collaborazione con Bricks4kidz®, un programma educativo nato in USA che propone un metodo didattico innovativo che unisce la teoria alla pratica utilizzando proprio i famosi mattoncini Lego“, racconta Maria Grazia Marinò, coordinatrice delle attività per le persone con disabilità agli Artigianelli. “Non potendo continuare il lavoro iniziato in classe coi mattoncini abbiamo deciso di far ricreare quelle situazioni “oggetto di studio” agli allievi attraverso Studio 2.0, il software utilizzato dagli esperti Lego per progettare le costruzioni e realizzare le istruzioni”.