Mafie: ecco i nuovi business in tempo di coronavirus

L'allarme contenuto nella Relazione semestrale della della Direzione investigativa antimafia (Dia) - 88 pagine - inviata oggi al Parlamento

Dia

La “paralisi economica” provocata dalla pandemia di coronavirus può aprire alle mafie “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”. E’ l’allarme contenuto nella Relazione semestrale della della Direzione investigativa antimafia (Dia) – 88 pagine riassunte da Ansa – inviata oggi al Parlamento. Nella Relazione – che è riferita al secondo semestre del 2019 – c’è anche un focus dedicato alle conseguenze dell’emergenza sul fronte delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale.

Mafie e coronavirus

Il primo capitolo del nuovo rapporto è infatti significativamente intitolato “Speciale Covid“. Il rischio, di legge, è che le mafie allarghino il loro ruolo di “player affidabili ed efficaci” a livello globale, mettendo le mani anche su aziende di medie e grandi dimensioni in crisi di liquidità. Lo shock provocato dal virus – dicono gli analisti – ha avuto un impatto diretto su un sistema economico già in difficoltà e ha ridotto ulteriormente le disponibilità di liquidità finanziaria. E’ in questo contesto di necessita economica impellente che si inseriscono le mafie, come raccontato a In Terris da don Maurizio Patriciello, parroco nella Terra dei Fuochi notoriamente controllata dalla Camorra.

Welfare alternativo

Le organizzazioni si fanno infatti carico di fornire un “welfare alternativo” a quello dello Stato, un “valido e utile mezzo di sostentamento e punto di riferimento sociale”. Inoltre, lavorano per “esacerbare gli animi” in quelle fasce di popolazione che cominciano “a percepire lo stato di povertà a cui stanno andando incontro”. Secondo gli investigatori si prospettano dunque due scenari: uno di breve periodo, in cui le organizzazioni punteranno “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare” alle prime elezioni possibili, e uno di medio-lungo periodo, in cui le mafie, e la ‘Ndrangheta in particolare, “vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale”.

Liquidità

Con l’intera economia internazionale che avrà un disperato bisogno di liquidità, è il ragionamento, le cosche andranno a confrontarsi con i mercati bisognosi di iniezioni finanziarie: “non è improbabile – avverte la Dia – che aziende di medie e grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva su capitali mafiosi”. E non è improbabile che “altre aziende in difficoltà ricorreranno ai finanziamenti delle cosche”, senza sottovalutare il fatto che la semplificazione delle procedure di appalto “potrebbe favorire l’infiltrazione delle mafie negli apparati amministrativi”. Diversi i settori a rischio indicati dalla Dia.

Sanità

Quello sanitario, innanzitutto, “appetibile” sia per le enormi risorse che saranno a disposizione sia per il controllo sociale che può garantire. Poi ci sono il turismo, la ristorazione e i servizi connessi alla persona, i più colpiti dal Covid, dove la “diffusa mancanza di liquidità espone molti commercianti all’usura”. E, ancora, i fondi che verranno stanziati per il potenziamento di opere e infrastrutture “anche digitali: la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idrogeologico, le reti di collegamento telematico, le opere per la riconversione ad una green economy, l’intero ciclo del cemento”. Come evitare tutto questo? Proteggendo dall’attacco dei capitali mafiosi “che potrebbero arrivare anche dall’estero”, sottolineano gli investigatori, i settori sociali ed economici più a rischio e quelli strategici con un monitoraggio costante delle attività economiche, degli appalti pubblici e del sistema finanziario.