D’Angelo, “La sicurezza è un valore, non un costo sociale”

Non solo referendum. Le elezioni di domenica 20 e lunedì 21 riguarderanno anche diverse Regioni. Nello specifico, Le elezioni regionali interessano 8 delle 15 regioni a statuto ordinario: Emilia-Romagna e Calabria, dove si è votato il 26 gennaio, nonché Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. È stata inoltre indetta una tornata elettorale anticipata nella regione autonoma della Valle d’Aosta, causata dallo scioglimento anticipato dell’assemblea regionale. In Terris ha intervistato l’avvocato Italo D’Angelo su uno dei temi più sentiti dai cittadini: la sicurezza.

L’intervista all’avvocato D’Angelo

Avvocato D’Angelo, Lei è stato un questore e un capo della Digos, della Mobile e della Criminalpol. Oggi è un Avvocato impegnato in politica. Qual è la sua idea di sicurezza?

“Oggi, che la sicurezza viene maldestramente comunicata e ne sentiamo tanto parlare solo con indicatori allarmistici e declinata da perimetri /confini, territori che vengono ridefiniti e muri che vengono nuovamente eretti, occorre rovesciare un approccio alla sicurezza statico, stagnante, privo di visione e di prospettiva, di armonia.

La sicurezza deve oggi fare i conti con l’assenza di confini ed allo stesso tempo con la necessità di definire limiti.

Deve essere capace di:

o proteggere senza limitare;
o garantire standard elevati senza imbrigliare gli spazi e modificare gli scenari;
o essere flessibile senza sembrare debole;
o monitorare senza controllare;
o incidere sul senso di insicurezza senza minare la sfera della libertà individuale.

Occorre proporre strategie e soluzioni, anche tecnologiche, per garantire elevati standard di sicurezza, per la tutela delle persone, dei beni, dei dati, e dei nuovi limiti nel cui ambito essi si muovono, ma avendo come guida il rispetto delle regole, l’etica della responsabilità.

Ritengo che occorre ripensare un modello vecchio con uno innovato etico e compatibile con i nuovi e diversi bisogni di sicurezza, nei nuovi scenari globali dove anche la capacità di comunicare diventa strategica perché fa parte di un unicum con la sicurezza che, per essere efficace, deve far sentire più sicuri e protetti e quindi tutelati, deve essere un sentimento.

La sicurezza come un valore non un costo sociale”.

Quali sono i cambiamenti degli ultimi anni che come uomo che ha vissuto a lungo nelle istituzioni ritiene più significativi?

“Negli ultimi anni sono cambiati la percezione e il perimetro della sicurezza, diventata un processo di grande complessità e l’innovazione tecnologica e l’IOT (Internet of Things) ne hanno modificato gli indicatori di rischio e i presidi di controllo.

L’acquisizione e la gestione delle informazioni attraverso gli strumenti dell’innovazione tecnologica è divenuto oggi uno dei paradigmi strategici per ridurre/mitigare i rischi, mentre l’integrazione “virtuale” e “reale” di architetture esistenti per agglomerare informazioni, anche non naturalmente aperte al dialogo (banche dati FF.OO.) o limitate dalle normative (privacy), rappresenta un percorso da perseguire”.

Quali le soluzioni o le scelte innovative che ritiene di poter proporre per dare ai cittadini più sicurezza?

“Aldilà dei soliti luoghi comuni, siamo ormai attraversati dalla rivoluzxione digitale che ha cambiato gli scenari, i ns.modelli di essere comunità e in tale contesto servono strumenti tecnologici di Urban Security (e Homeland Security) finalizzati a:

i. Dotare le Istituzioni Regionali di un sistema di raccolta d’informazioni capillare, capace di produrre informazioni in tempo reale e punti di osservazione sulle città
ii. Istituzionalizzare Applicazioni strumenti dedicati alla sicurezza del territorio che utilizzino i canali più comunemente adottati dalla popolazione (smart phone e app mobile, 30 milioni di utenti stimati)
iii. Aderire agli attuali trend internazionali in materia di coinvolgimento pubblico al monitoraggio del territorio anche in fasi non critiche (eventi, manifestazioni) attraverso l’utilizzo di strumenti di uso comune e di massa
iv. Trasmettere un segnale di vicinanza forte ai problemi dei cittadini, prossimità, con una capacità di ascolto amplificata e allo stesso tempo “certificarne” le esigenze, tramite una logica di coinvolgimento “social oriented”.

Come ridare fiducia nelle Istituzioni riducendo la percezione di insicurezza?

“Io ritengo che occorra cambiare lo scenario e la cultura della prevenzione e della partecipazione realizzando un significativo passo avanti nella vicinanza tra cittadino e istituzioni e verso la digitalizzazione partecipata per conseguire i seguenti obiettivi:

i. modernizzazione del canale di comunicazione cittadino – Istituzioni
ii. accelerazione dei processi decisionali in materia di prevenzione e sicurezza
iii. efficace feedback istituzionale ai cittadini
iv. mappatura dei fenomeni territoriali e conseguente associazione dei media a quest’ultimi
v. razionalizzazione nella dislocazione di risorse sui territori sulla base di dati certi e attualizzati in tempo reale
vi. analisi e reportistica geolocalizzata dei fenomeni”

Cosa è la digitalizzazione partecipata?

“La digitalizzazione partecipata è la naturale evoluzione dei modelli di sicurezza partecipata e di prossimità: stiamo vicini ai cittadini se comunichiamo nel modo più diretto, semplice, utilizzando gli strumenti di comunicazione patrimonio comune, senza mai dimenticare i valori di sempre dell’etica, della solidarietà, della responsabilità.

Perché se è vero che il mondo è cambiato, anche le distanze sociali si sono modificate e talvolta ampliate rendendo più difficoltosa la vita degli ultimi e sappiamo bene che il benessere partecipato genera sicurezza mentre le distanze ci rendono insicuri”.