Crotone, la Guardia Costiera mette in salvo altri 27 migranti su un barchino

Le operazioni sono avvenute tra il 24 e il 25 Dicembre a largo di Crotone, dopo che erano stati messi in salvo oltre 400 migranti su un'imbarcazione in acque italiane

Immagine dal Corriere della Calabria

Erano in corso da due giorni le operazioni di ricerca del barchino, con a bordo 27 migranti, individuato poche ore fa sulla costa crotonese. Tutti in buone condizioni i 27 migranti. E’ quanto rende noto la Guardia Costiera. La prima segnalazione, scattata nel pomeriggio del 23 dicembre, con l’unità che navigava all’interno dell’area SAR maltese, era giunta anche al Centro Nazionale di soccorso della Guardia costiera italiana di Roma. Le operazioni di ricerca, coordinate dalla Guardia costiera italiana, sono iniziate nel pomeriggio del 24 dicembre, con il barchino avvistato da un velivolo Frontex all’interno dell’area SAR italiana. Il centro nazionale di soccorso ha dapprima attivato i mercantili presenti in zona, inviando successivamente la motovedetta CP325 della Guardia Costiera di Pozzallo.

Le ricerche, conclusesi da poco con il ritrovamento dell’unità lungo la costa crotonese, erano proseguite tra il 24 e il 25, con il coinvolgimento da parte del Centro nazionale di soccorso della Guardia Costiera Italiana anche di velivoli della GdF e della Marina militare, nonché di un aereo ATR42 e di Nave Dattilo della Guardia Costiera. Assai intensa é stata l’attività operativa in cui è stata impegnata la Guardia Costiera italiana a cavallo delle festività natalizie, anche in ragione delle condizioni meteomarine favorevoli registrate nel Mediterraneo centrale.

Oltre 400 migranti soccorsi a largo di Crotone

Tra le diverse operazioni di soccorso coordinate dal centro operativo nazionale di Roma, quella riguardante il soccorso a un peschereccio – proveniente dalla direttrice orientale del Mediterraneo – con a bordo circa 400 migranti – tra i quali 51 donne e 71 minori – avvistato dall’aereo ATR42 “Manta” della guardia costiera, a circa 80 miglia a largo di Crotone, in area SAR italiana, in condizioni di pericolo considerato l’elevato numero di persone a bordo e le condizioni dell’unità. L’intervento di un mercantile presente in area, individuato con i sistemi di monitoraggio del traffico marittimo a disposizione della Guardia Costiera italiana, successivamente dirottato sul punto, ha permesso di soccorrere tutti gli occupanti del peschereccio, dapprima presi a bordo del mercantile e poi trasbordati su due motovedette classe 300 rispettivamente della Guardia Costiera di Crotone – già impegnata in precedente attività di soccorso – e di Roccella Ionica, che li hanno sbarcati nel posto crotonese.

Criticità in aumento, preoccupato il Presidente della Regione Calabria, Mancuso

“Gli ultimi sbarchi di donne, uomini e minori nel porto di Crotone, con centinaia di persone perlopiù provate, disidratate e stremate che si aggiungono ai migranti che a ritmo sostenuto arrivano sulle coste della Calabria, segnalano l’acutizzarsi delle criticità delle politiche di contenimento degli arrivi e l’urgenza che si intervenga per evitare che una situazione cosi difficile sfugga di mano”. Lo afferma, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso. “Gli arrivi sulle nostre coste, anche per l’incessante pressione migratoria dal Nordafrica – aggiunge il presidente Mancuso – stanno caricando sui Comuni calabresi e sui soggetti preposti ad occuparsene, una responsabilità che da soli, per le tante problematiche che il fenomeno presenta, non possono reggere. Amministratori comunali, Prefetture, Guardia costiera, volontari e vigili del fuoco affrontano le operazioni di salvataggio con coraggio, solidarietà e abnegazione. Tuttavia, visto che l’Europa sfugge alle proprie responsabilità e si oppone agli accordi di Malta del 2019 per un equo ricollocamento, è necessario che lo Stato italiano si doti di una strategia di contenimento della fuga dalle aree svantaggiate. E che, al contempo, garantisca un controllo capillare di chi giunge in Italia e finisce in centri d’accoglienza che, oggettivamente, non possono garantire i diritti primari“.