Covid-19 e Serie A, la riorganizzazione del calcio

Prima bozza di calendario, tra le incombenze della Lega e quelle delle Federazioni internazionali. La priorità resta la sicurezza

Il futuro del calcio si gioca su più tavoli, ma quello fondamentale è il coronavirus. Se non si riesce a sconfiggere il virus, qualsiasi altro discorso rischia di tramontare in un misero amen. Il pallone smania dalla voglia di tornare a rotolare e il mondo pallamano è aggrappato alle parole del presidente Gravina. Parole ma soprattutto speranza. L’obiettivo di Gravina è quello di finire la Serie A a tutti i costi, ovviamente facendo i conti con il virus. Al momento, con la pandemia in atto, difficile fare previsioni, ma un’ipotesi di calendario è stata abbozzata. Questa prevede una ripartenza, seppur monitorata, a partire dal 3 giugno per giocare le dodici giornate rimanenti (con turni infrasettimanali) e chiudere la stagione il 12 luglio, ovvero in piena estate. La data del 31 maggio è invece la prima utile, così si spera, per giocare i recuperi della venticinquesima giornata. E’ l’ipotesi caldeggiata dal presidente della federcalcio per evitare di cristallizzare le classifiche all’ultima giornata disputata senza assegnare titoli. Il calcio vuole tornare a vivere ed è disposto a giocarsi l’estate pur di portare a termine tutti i campionati. Ed il parere è condiviso dalla stragrande maggioranza dei presidenti anche se si continua a urlare cercando di far prevalere una linea anziché un’altra.

Prima i campionati

In effetti le parole del presidente Gravina, sempre virus permettendo, sono le più sagge e sono condivise dalle altre federazioni. Quindi, chiudere i campionati, assegnare i titoli e poi pensare anche all’Europa. Perché la Uefa, dopo aver rinunciato ad Euro 2020 con una perdita di circa 400 milioni di euro, non viole perdere altri soldi con la mancata disputata di Champions ed Europa League. E così, con i campionati chiusi al 12 luglio, ci sarebbe la possibilità di andare avanti nel cuore dell’estate con le coppe europee. Barcellona-Napoli, ritorno di Champions, troverebbe nel 18 luglio la data ideale per chiudere il tutto a ferragosto o giù di lì. Poi, ci sarà da vedere se la ripresa sarà a porte aperte o chiuse, ma questi sono dettagli che verranno valutati al momento. Quello che conta è chiudere ad agosto il ciclo calcistico del 2020 e ripartire a settembre con un calendario strettissimo per non compromettere l’europeo. Scelte delicate, difficili, maturate con la volontà di limitare i danni dal punto di vista prettamente economico.  Pensandoci bene, la linea Gravina, è l’unica plausibile, per evitare polemiche. Il pallone vuole tornare a rotolare, ma la prima partita da vincere, sarà quella con il coronavirus. Da vincere e pure in tempi brevi, per non mandare all’aria il castello di speranze che il calcio sta con difficoltà, provando a costruire.

Coverciano contro il Covid

Intanto continua la lotta al coronavirus. E il presidente Gravina, che non pensa solo al calcio, ma al bene comune, ha messo a disposizione del Paese il Centro Tecnico di Coverciano. “Due settimane fa avevamo messo a disposizione una palazzina per i vigili del fuoco. Oggi mettiamo a disposizione del Paese il nostro gioiello di famiglia, l’intero centro tecnico di Coverciano: la foresteria per i medici, infermieri e tutti coloro che hanno bisogno di essere assistiti, ma anche il grande auditorium, la grande palestra dove possono essere ricavati dai venti ai trenta posti per la rianimazione – le parole di Gravina a Sky – Siamo pronti a metterci completamente a disposizione del Paese per vincere questa sfida. Il testo lo conoscete. Ci siamo attivati per chiedere a Uefa e Fifa la possibilità di sforare la deadline del 30 giugno per chiudere i campionati. In questa vicenda coronavirus, il calcio è irrilevante rispetto alla salute, per cui se non si potrà giocare, faremo una serie di riflessioni. Ma permettetemi di essere ottimista. Qualora non si riprenderà a giocare, ne parleremo in Consiglio federale”.

Ripartire insieme

Per quanto riguarda l’ipotesi l’ipotesi di modificare il format del campionato di serie A, Gravina non ha dubbi: ”Parliamo da tempo della possibilità di passare a 18 squadre in Serie A, con un organico ridotto, e ora si parla delle 22 squadre. Il prossimo campionato comincerà in ritardo e dovrà concludersi entro il mese di maggio perché poi ci sarà l’Europeo a giugno – ha osservato Gravina –. Dunque l’ipotesi di passare da 20 a 22 squadre, quando invece ci sarebbe l’esigenza di disputare meno partite, mi sembra poco percorribile”. Infine sul delicato tema della ripresa degli allenamenti, il numero uno della Federcalcio ha chiosato: “Ci sono medici, specialisti, professionisti che hanno l’esatta conoscenza dello stato delle cose. Ci dobbiamo affidare a chi ha maggiore esperienza e conoscenza. Invito tutti i club a ripartire insieme con gli allenamenti”.