Covid-19, a Piacenza e Modena container refrigerati per feretri

Il gruppo Altair che gestisce i forni ammette che è il primo intervento di questo tipo, la richiesta è di poter lavorare h24

Il Coronavirus ha innescato un’emergenza nella dislocazione dei feretri. Mentre il numero di persone che perdono la battaglia con il virus aumenta, per molte città è diventato impossibile garantire il trattamento delle salme. Nei giorni scorsi, Interris.it aveva raccontato il caso di 100 feretri in attesa a Piacenza. Ma la problematica si è estesa in altre città come Modena. Ora in entrambi centri sono in arrivo dei container refrigerati per il deposito dei defunti. 

La gestione

Gruppo Altair che gestisce impianti crematori ammette che questo è il “primo intervento di questo tipo e in supporto della forte criticità”. In questo momento “A Modena stanno già montando i container refrigerati per poter depositare i feretri in arrivo garantendo così uno stallo più lungo e condizioni igenico-sanitarie sicure per tutti. A Piacenza si partirà già da domani. La decisione è stata presa dalla Protezione civile a seguito delle richieste dei sindaci di Serravalle Scrivia, Trecate, Brescia, Modena e Piacenza” come annuncia il Gruppo Altair che gestisce 17 impianti crematori su tutto il territorio nazionale, prevalentemente nel Centro Nord, nelle zone oggi più colpite dal Covid-19. Precisando: “i forni crematori non sono in ‘tilt’ e non accatastiamo i feretri, come riportato da alcuni organi di informazione, tuttavia sono in forte stress” – hanno poi spiegato dal Gruppo Altair in merito ai forni  gestiti nelle aree rosse, in particolare quello di Piacenza. “Oggi mediamente riusciamo a cremare la metà dei feretri che arrivano ogni giorno e quindi inevitabilmente si formano dei depositi provvisori importanti al punto che abbiamo dovuto rallentare, se non fermare in alcuni dei nostri impianti, l’arrivo di nuovi feretri per poter svuotare i magazzini -continuano- Stiamo facendo i salti mortali perché l’impianto di Piacenza lavora 20 ore al giorno, il massimo consentito, sette giorni su sette.

Le richieste

“Quello che abbiamo richiesto, nel tavolo di coordinamento nazionale della Protezione Civile insediatosi per la gestione dell’emergenza specifica al quale sediamo come operatori del settore, è un provvedimento straordinario che ci consenta di fare ancora di più andando in deroga su alcune limitazioni oggi presenti. E quindi di lavorare h24. Questo anche per evitare un collasso totale negli impianti sotto stress e quindi per evitare di arrestare, come a Piacenza, l’arrivo dei feretri per mancanza di spazio”- concludono.