Cosentino (Polizia Postale): “Necessario difendere i minori dal catfishing”

L'intervista di InTerris.it alla dottoressa Eva Claudia Cosentino, Direttore del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.), del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sul pericolo degli adescamenti online di minori

Ha fatto scalpore la notizia di un poliziotto americano che ha adescato una minorenne online, ha ucciso tre suoi familiari – i nonni e la madre – ha appiccato le fiamme nella loro casa ed è scappato con la ragazzina, prima di essere colpito a morte in uno scontro a fuoco con i suoi colleghi. Il poliziotto aveva adescato la teenager online ingannandola con una falsa identità e ottenendo così le sue informazioni personali. Un espediente conosciuto come “catfishing“.

Il catfishing e l’adescamento online

Non sempre gli adescamenti online portano a tragedie come quella statunitense, ma sono sempre pericolosi specie se perpetrati nei confronti di minori, ragazzi o bambini.

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Eva Claudia Cosentino, Direttore del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.), del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.

la dottoressa Eva Claudia Cosentino, Direttore del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.), del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni

L’intervista a Eva Claudia Cosentino

Cosa è il catfishing e perché è pericoloso?

“Il catfishing – dall’inglese catfish, ‘pescegatto’ – è una tecnica di adescamento online particolarmente perniciosa. Avviene quando un soggetto si appropria dell’identità di un altro utente – carpendogli dati sensibili quali foto, nomi, amici – o si inventa un’identità fittizia, rubando i dati e le foto da internet”.

A quale scopo si inventano identità false online?

“Per adescare e truffare le vittime, come avvenuto all’adolescente statunitense. Il soggetto si spaccia per un potenziale amico, magari un coetaneo o una coetanea della vittima, al fine di avvicinarla e conquistare la sua fiducia. Oppure per spacciarsi per una persona bisognosa, come nel caso delle cosiddette truffe sentimentali. Lo scopo è sempre quello di carpire soldi e/o immagini intime delle vittime. Specie se minorenni”.

Il catfishing è reato?

“Sì. E’ reato e, inoltre, fa da apripista ad altri reati quali: l’adescamento online, il cyberbullismo, le sextorcion, le truffe economiche e quelle ‘romantiche’. Inoltre, il catfishing non è un problema solo per la vittima, che viene ingannata. Ma anche per la persona alla quale è stata rubata l’identità digitale”.

Chi sono le vittime?

“Inizialmente il catfishing era indirizzato soprattutto verso gli adulti, al fine di estorcere dei soldi alle vittime. Ma col tempo – specie in pandemia durante il lockdown – si è sempre più diffuso anche verso i minori. In questo caso le richieste riguardano foto o immagini intime della vittima. In seguito, le foto possono essere diffuse ad altri soggetti – si passa dunque al reato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico – oppure il  truffatore chiede dei soldi per non diffonderle pubblicamente. In questo caso si parla del reato di sextortion”.

Quali suggerimenti per le potenziali vittime?

“Ci sono dei segnali ben precisi per farci capire che siamo di fronte ad un catfisher. Il truffatore che utilizza un’identità falsa, infatti, evita le telefonate e le video chiamate. Non comunica se non attraverso il social che usa per l’adescamento. Il profilo è molto recente e non ha (o ha pochi) amici o followers. Non è presente con quel profilo su altre piattaforme. Usa foto generiche o palesemente professionali: mai un selfie o una foto con parenti e amici. Oppure le foto rubate da altri profili (basta controllare su ‘ricerca immagini’ di Google). Prima o poi, chiederà dei soldi o foto e video espliciti”.

Quanti sono i casi di adescamento online di minori in Italia?

“I casi sono molti. Inoltre, l’età delle vittime è in costante diminuzione. Secondo i dati della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, nel 2021 sono stati registrati in totale 533 casi. Di questi: 34 vittime sotto i 9 anni; 306 tra i 10 e i 13; 193 tra i 14 e i 17 anni. Tra gennaio e settembre 2022 sono stati trattati 338 casi; di questi, 26 vittime hanno meno di 9 anni; sono 182 quelle tra i 10 e i 13 anni; 130 tra i 14 e i 17.
In sostanza, l’analisi dei dati dei primi 9 mesi del 2022 ha fatto registrare a livello nazionale una lieve diminuzione dei casi trattati, che però hanno evidenziato episodi di maggior gravità, tale da mettere in evidenza un maggior numero di individui sottoposti a pene detentive”.

Quali sono i social più usati dai truffatori per adescare i minori?

“Tutti sono utilizzati dai truffatori in egual misura. Il problema è anche la giovane età delle vittime. Sempre più minori aprono il proprio profilo prima dei 12 anni d’età. Nello specifico, il 40% dei minori apre il primo profilo social sotto i 12 anni; l’80% prima dei 14 anni”.

A che età ci si può iscrivere ad un social?

“In Italia, l’utilizzo dei social è vietato ai minori di 14 anni (tra i 13 e 14 anni serve l’esplicita autorizzazione dei genitori) al fine di tutelare i giovanissimi sia da contenuti inappropriati o pericolosi – come le note challenge – sia proprio dagli adescatori online che, attraverso il catfishing, si presentano come loro coetanei e ne carpiscono la fiducia. La verifica dell’età sarebbe a carico dei social stessi, ma di fatto difficilmente riescono a farlo poiché servono sofisticati sistemi di intelligenza artificiale”.

Come proteggere i propri figli?

“La cosa più importante è tenere un dialogo sempre aperto con i ragazzi, sia in famiglia che a scuola, e fare uno sforzo per avvicinarsi e comprendere il mondo digitale, perchè è difficile controllare e gestire qualcosa che non si conosce. E’ fondamentale fare in modo che i ragazzi, quando si confidano, non si sentano giudicati e biasimati, altrimenti si chiuderanno a riccio. Per evitare di cadere nelle trappole del web è consigliabile adottare piccole accortezze che garantiscono una navigazione sicura e un uso corretto dei dispositivi tecnologici. Innanzitutto, sarebbe opportuno non iscrivere i ragazzi sui social prima dei 13 anni e comunque controllarli.
In caso di catfishing, è consigliabile bloccare l’utente; fare degli screenshot dell’Url del profilo; a seconda della gravità, denunciarlo all’ufficio di polizia più vicino oppure segnalarlo al commissariato di Ps online attraverso il portale www.commissariatodips.it; segnalare il catfisher al social network di riferimento. In caso di richiesta di denaro, non pagare né condividere immagini intime. Infine, ricordo che come Polizia Postale organizziamo incontri sia nelle scuole sia fuori per informare ragazzi, genitori, insegnanti ed educatori sui rischi del web e sull’uso consapevole della rete. Una delle nostre principali campagne è Una vita da social‘”.