Conte-Renzi, sfida ad alta tensione

Nonostante i tentativi di smentita e di smorzare la tensione arrivati negli ultimi giorni, i rapporti fra Matteo Renzi e il resto della maggioranza sembrano continuare a incrinarsi. In primis con il premier Giuseppe Conte, tanto da rendere plausibile, nelle ultime ore, l'ipotesi dello strappo fra la premiership e Italia Viva. Da parte sua, il premier continua a ribadire che l'obiettivo di Palazzo Chigi è proseguire il lavoro dell'esecutivo senza alimentare tensioni, come comprovato dall'accordo che, bene o male, si è infine trovato sul tema delle intercettazioni. Al momento, però, resta il monito dei renziani, che incassano altri due parlamentari dal Pd (portando a 30 deputati e 18 senatori il numero complessivo della rappresentanza in Parlamento) e ribadiscono: “hi forza a colpi di emendamento spacca la maggioranza”. Questo al termine di una giornata sostanzialmente combattuta in Senato, dove i renziani hanno proseguito la loro opposizione prima di convincersi a un'intesa di minima che comunque non spegne le polemiche.

La bagarre

“Personalmente ho sempre preferito impiegare tempo e risorse per lavorare e non per alimentare polemiche”. A riferirlo, al termine della giornata in Aula, è il premier Giuseppe Conte, che commenta le polemiche sollevate dall'ala parlamentare di Italia Viva: “E così continuerò a fare, nella convinzione che gli italiani ci guardano e ci giudicano per quello che facciamo e per l’impegno che siamo capaci di profondere nel perseguire il bene comune. Non mi interessa e non ci deve interessare conquistare i titoli dei giornali, ci deve interessare conquistare e meritare la fiducia dei cittadini”. Con il testo che slitta (soprattutto per la contestazione all'emendamento Grasso in Commissione Giustizia, che proponeva di cambiare un passaggio del decreto nel quale si parla della vexata quaestio delle registrazioni fatte perché autorizzate per un reato, ma che poi ne rivelano un altro) e che sarà discusso nelle prossime ore, prosegue di fatto a oltranza la bagarre fra le forze di maggioranza anche se, per il momento, non si consumano strappi: “I risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti – ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia, il dem Andrea Giorgis -, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento dei delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza, e dei reati di cui all’articolo 266 del codice di procedura penale”.