Caselli:”In pandemia la mafia scoppia di salute”

Dopo l'allarme di Alfonso Sabella a Interris.it, un altro magistrato simbolo della lotta alla criminialità organizzata come Giancarlo Caselli analizza per l'Eurispes la metamofosi dei clan nell'emergenza sanitaria

La pandemia non scoraggia per nulla la criminalità, che continua a fare i suoi loschi affari come se nulla fosse. Guai ad abbassare la guardia, la mafia è viva, si avverte anzi una richiesta di mafia che ci fa comprendere come questo nemico invisibile non solo è ben conosciuto dai governi, ma spesso e volentieri, tollerato”, denuncia Gian Carlo Caselli, magistrato simbolo della lotta alla criminalità organizzata in un forum all’Eurispes. A lanciare l’allarme per una”metamofosi” delle mafie in pandemia era stato per primo il “cacciatore” di latitanti Alfonso Sabella su Interris.it.

Appetiti criminali

Alcuni organi di informazione tedeschi, rileva l’Eurispes, hanno invitato la cancelliera Merkel a non cedere sui corona-bond. Il flusso di denaro generato da queste misure avrebbe alimentato gli appetiti della mafia italiana.  “Il quotidiano Die Welt si è esibito in una performance di rara aridità intellettuale e morale– osserva  l’ex procuratore Gian Carlo Caselli, presidente onorario di Libera-. Sostiene che il governo tedesco non debba cedere alle richieste avanzate dall’Italia per far fronte all’emergenza coronavirus. Ciò perché in Italia la mafia è forte e sta aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles. Per cui non si dovrebbero versare all’Italia fondi per il sistema sociale e fiscale, ma solo per quello sanitario e Bruxelles dovrà controllare che gli italiani li usino in modo conforme alle regole“. Commenta Caselli:”La dimostrazione che quando si è in guerra (frase ripetuta con tetra insistenza per la pandemia che stiamo attraversando), la situazione può spingere a fare valutazioni nell’ottica di interessi egoistici, legati ad appartenenze politiche o geografiche. “Nemico” può allora diventare, piuttosto che il virus, “l’altro” da noi. Solo così si può promuovere (come fa Die Welt) la tesi abietta che la solidarietà deve cedere alla sovranità nazionale“.

Choc economico-finanziario

“È vero che in Italia anche i mafiosi sono pronti ad approfittare dello choc economico finanziario gigantesco che il Covid-19 sta causando, ma ogni giornale che si rispetti (compreso Die Welt) dovrebbe sapere, basta informarsi, che l’Italia non sta di certo con le mani in mano– sostiene Caselli-. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli,ad esempio, ha costituito un “Organismo permanente di monitoraggio presso la Direzione centrale della Polizia Criminale”, affidandogli il compito di procedere ad un’accurata e preventiva ricognizione a tutto campo dell’infiltrazione dell’economia mafiosa italiana ed europea”.

Il carro armato e la cerbottana

“Sappiamo di essere, purtroppo, un Paese con gravi problemi di mafia, ma possiamo rivendicare con orgoglio di essere anche il paese dell’antimafia- sottolinea Caselli- In particolare, per quanto concerne la legislazione, che da noi può contare (non è lo stesso in Germania tanto per capirci) sullo strumento prezioso del reato associativo. In assenza del quale (a dirlo era Falcone), pretendere di combattere la mafia sarebbe come voler fermare un carro armato con una cerbottana“. Quindi, conclude Caselli, “per dirla in sintesi: l’Italia, piaccia o no, è anche questo: mentre Die Welt ragiona come il Candide di Voltaire e si illude che la Germania sia immune da infiltrazioni mafiose. Non è così. La differenza fra l’Italia e la Germania, che Die Welt ignora o nasconde, è che noi queste infiltrazioni cerchiamo di combatterle; mentre in Germania ci sono molti che fanno finta di niente, che con la mafia preferiscono conviverci, magari perché, gira e rigira, alla fine, “pecunia non olet”, i soldi non hanno odore”.