Black Lives Matter, mobilitazione globale

Il movimento "Black Lives Matter" unisce Stati Uniti ed Europa dallo sport alla società civile e prende ancora di mira i monumenti dei personaggi storici

seattle

La Nba e la National Basketball Players Association stanno pensando di dipingere una scritta “Black Lives Matter” all’interno delle linee laterali sui parquet in tutte e tre le arene che la lega utilizzerà al Walt Disney World Resort quando riprenderà la stagione 2019-20 a Orlando, Florida. Anche la Wnba, il campionato professionistico femminile, sta pensando di dipingere la scrittaBlack Lives Matter” sul campo della Img Academy di Bradenton, in Florida, dove si disputerà la stagione 2020.

Malcolm X e Muhammad Alì

Black Lives Matter

Intanto la protesta pacifica che al grido “Black Lives Matter” ha invaso la zona est di Seattle (e fatto imbestialire il presidente statunitense Donald Trump) rischia di perdere la sua “Chop Zone“. Nell’area, autogestita dai dimostranti che dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd protestano contro il razzismo sistemico e la brutalità della polizia, si è verificata un’altra sparatoria, la quarta in 10 giorni: un 16 enne è morto e un 14enne è in terapia intensiva. Centinaia di persone, riferisce LaPresse, ogni giorno frequentano e presidiano l’area, dedicandosi al giardino comunitario allestito dai dimostranti e approfittando del cibo gratuito distribuito dai volontari, vicino all’enorme scritta “Black LivesMatter” che campeggia sull’asfalto. La polizia è assente, dopo che ha lasciato il distretto e, con l’assenso della sindaca democratica Jenny Durkan e sotto la spinta al “defunding”, non è più tornata. Di notte, però, la tensione sale, mentre gruppi di persone manifestano e persone armate pattugliano le strade.

Martin Luther King durante una marcia

Sparatorie

La prima sparatoria è avvenuta il 20 giugno, quando un 19enne è stato ucciso e un 33enne ferito. Il giorno dopo, un 17enne è stato ferito, così come lo è stata due giorni dopo un’altra persona. Le autorità locali ora hanno fatto sapere di valutare lo smantellamento della Chop zone e di riaprire la stazione di polizia. In precedenza il presidente Trump aveva sollevato polemiche definendo i manifestanti “terroristi” e la sindaca gli aveva risposto di “tornare nel suo bunker” (dove si sarebbe rifugiato a maggio, quando i manifestanti antirazzisti erano arrivati davanti alla Casa Bianca). La direttrice del Seattle Police Department, Carmen Best, ha accusato dimostranti e abitanti di “non essere collaborativi” e descritto l’area come “non sicura, per nessuno”. Nel frattempo continuano le richieste di dimissioni alla sindaca, accusata di aver gestito male la situazione. Ma l’eco del movimento Black Lives Matter ha un nuovo capitolo anche in Europa. Il Belgio, nel giorno del 60° anniversario dell’indipendenza del Congo, sembra tentare di fare finalmente i conti con il proprio sanguinoso passato coloniale. Per la prima volta nella storia, il re Filippo ha espresso i “rimpianti più profondi” per gli “atti di violenza e crudeltà” e la “sofferenza e l’umiliazione” inflitte a quella che ora è la Repubblica Democratica del Congo.

Congo

Poco dopo è arrivato l’annuncio che dalle strade di Ghent sparirà la statua di Leopoldo II, considerato un simbolo della violenza colonialista. Re tra 1865 e 1909, depredò il Congo come fosse un proprio feudo, schiavizzando la popolazione. I primi anni del suo dominio sono noti per le estreme violenze inflitte agli abitanti, come uccisioni, lavoro forzato, stupri, mutilazioni. Alcuni esperti hanno stimato che almeno 10 milioni di persone native furono uccise. Una petizione online per la rimozione di tutte le statue che celebrano Leopoldo II in poche settimane ha raccolto oltre 82 mila firme.