Birmania, Onu valuta sospensione del trasferimento di armi ai militari

Il Consiglio di sicurezza ha adottato all'unanimità 4 dichiarazioni, ma non si è mai giunti alla loro attuazione per il veto della Cina

Myanmar

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite dovrebbe prendere in considerazione martedì un progetto di risoluzione non vincolante che chiede “una sospensione immediata” del trasferimento di armi alla giunta militare birmana: lo ha detto un funzionario delle Nazioni Unite. Se non sarà possibile ottenere un’approvazione per consenso, l’intera Assemblea Generale – 193 Stati membri – voterà sul provvedimento. Avanzata dal Liechtenstein, con il sostegno di Unione Europea, Gran Bretagna e Stati Uniti, la misura sarà presa in considerazione nella riunione plenaria fissata per martedì alle 19:00 GMT.

Il progetto per la sospensione della fornitura di armi

Il progetto di risoluzione chiede “l’immediata sospensione della fornitura, vendita o trasferimento diretto e indiretto di tutte le armi, munizioni e altre attrezzature militari al Myanmar” [o Birmania, ndr].

Chiede inoltre ai militari di “porre fine allo stato di emergenza” e fermare immediatamente “ogni violenza contro i manifestanti pacifici”, nonché “di rilasciare immediatamente e incondizionatamente il presidente Win Myint, il consigliere di stato Aung San Suu Kyi” e tutti coloro che sono stati “arbitrariamente detenuti, accusati o arrestati “dal colpo di Stato del 1 febbraio.

Accesso all’inviato Onu

La bozza aggiunge un appello ad “attuare rapidamente” un consenso in cinque punti raggiunto con i leader dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) di 10 Paesi il 24 aprile, per “facilitare la visita” dell’inviato speciale delle Nazioni Unite in Myanmar, e fornire “un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli”.

A differenza delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, le risoluzioni dell’Assemblea generale non sono vincolanti ma hanno un forte significato politico. Diverse Ong chiedono da tempo un embargo sulle armi alla giunta militare birmana. Il Consiglio di sicurezza ha adottato all’unanimità quattro dichiarazioni ma non si è mai giunti alla loro attuazione anche per le resistenze di Pechino.

Sei morti negli scontri a Mindat

Intanto, proseguono le manifestazioni di piazza e gli scontri con le forze militari. Almeno sette membri dell’opposizione sono rimasti uccisi ieri in tafferugli scoppiati nella città di Mindat, diventato punto nevralgico dell’agitazione. Lo ha affermato in queste ore una milizia anti-giunta nel paese asiatico.

“Sette membri della nostra organizzazione che tentavano di proteggere il popolo a Mindat hanno attaccato (le forze della giunta) e hanno sacrificato le loro vite per la rivoluzione nazionale” ha sottolineato in un comunicato la Chinland Defence Force (CDF), una milizia attiva nella città di Mindat, sul proprio profilo Twitter. Un portavoce della stessa Cdf ha precisato all’Afp che 10 dei suoi combattenti sono rimasti feriti e che cinque residenti di Mindat sono stati arrestati.