Birmania: sei dimostranti uccisi durante una protesta anti regime

Almeno un centinaio di cittadini birmani sarebbe già fuggito in India dopo il colpo di Stato del primo febbraio scorso

Immagini di repertorio

Sei dimostranti sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco oggi in Birmania dalle forze di sicurezza del Paese, e altri otto sono rimasti feriti, durante una protesta anti golpe nella città di Myaing: lo ha reso noto un membro dei servizi di soccorso. Un testimone sul posto ha detto che cinque delle vittime sono state colpite alla testa.

Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, ad oggi almeno 60 civili sarebbero stati uccisi e quasi 2.000 persone arrestate in Birmania dal colpo di Stato che ha posto fine a un decennio di transizione democratica.

Centinaia di birmani in fuga verso l’India

In molti cercano la fuga dal Paese. Almeno un centinaio di cittadini birmani sarebbe già fuggito in India dopo il colpo di Stato del primo febbraio scorso e altre decine sono al confine in attesa di attraversarlo. Lo riferiscono autorità indiane all’AFP.

Almeno 136 birmani, inclusi agenti di polizia e le loro famiglie e vigili del fuoco, hanno attraversato la frontiera di nordest con il Mizoram, secondo i Fusiliers de l’Assam, un Unità paramilitare indiana. Otto di questi sono stati “respinti” in Birmania, aggiunge la fonte, senza specificare se si trattasse degli otto poliziotti che le autorità birmane avevano chiesto all’India di rimpatriare.

La Birmania e il Mizoram indiano hanno in comune un confine lungo 404 chilometri, delimitato dal fiume Tiau. E’ in riva al fiume che sono accampati circa 85 birmani in attesa di entrare in India, secondo quanto riferito ad AFP dal sindaco di Farkawn, un villaggio di confine. Alcuni abitanti del villaggio hanno fornito ai transfughi del cibo.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto al governo indiano di non “rimpatriare forzatamente” i richiedenti asilo, come chiede invece la giunta golpista birmana, e di fornire loro tutti gli aiuti umanitari possibili. Coloro che sono entrati in India “hanno il diritto di vivere” come è “garantito dalla Costituzione indiana”, ha detto all’Afp Suhas Chakma di una ONG indiana anti-tortura (NCAT).

L’India, che ha cercato di rafforzare i legami con la Birmania per contrastare l’influenza cinese, non ha condannato il colpo di Stato, ma il suo ambasciatore alle Nazioni Unite, TS Tirumurti, ha detto che i progressi democratici raggiunti dai birmani negli ultimi anni “non dovrebbero essere distrutti”.

Consiglio Sicurezza Onu condanna le violenze

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu “condanna la violenza con i manifestanti pacifici, incluse le donne, i giovani e i bambini” in Birmania e chiede ai militari di “esercitare la massima moderazione”. E’ quanto si legge in una nota emessa dagli Stati Uniti in qualità di presidente del consiglio di sicurezza. “Il consiglio di Sicurezza esprime il proprio sostegno per una transizione democratica in Birmania”, prosegue la nota, nella quale si mette l’accento sull’importanza di “rispettare pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali”.

“E’ assolutamente essenziale rispettare i risultati delle elezioni” e consentire una “transizione democratica”, ha affermato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, augurandosi che i militari birmani “prendano coscienza del fatto che è assolutamente essenziale liberare tutti i prigionieri”.