Birmania: bomba molotov contro la sede del partito di Aung San Suu Kyi

Altri 34 morti ieri in Birmania. Il bilancio complessivo delle vittime dall'inizio delle proteste sale a 320, compresi 20 minorenni

Un incendio, causato da una bomba molotov, si è sprigionato nel quartier generale del partito dell’ex leader birmana Aung San Suu Kyi a Yangon, la città più grande del Paese. Lo ha annunciato un responsabile del partito.

La bomba molotov contro la sede di Lnd

La Birmania sta attraversano un cruenta crisi in seguito al golpe militare del 1 febbraio scorso che ha deposto il premio Nobel per la pace. Da quel momento, alcuni deputati della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), il patito del Premio Nobel per la Pace, vivono in clandestinità e gli uffici del partito a Yangon sono occupati solo da qualche dipendente.

L’attentato incendiario sarebbe stato compiuto oggi, 26 marzo, intorno alle 4 del mattino (ora locale). “Quando i residenti nelle vicinanza hanno saputo dell’incendio, hanno chiamato i vigili del fuoco per intervenire – ha detto Soe Win, un membro del partito, riportato da Ansa – il rogo è stato domato un’ora dopo, intorno alle 5 del mattino”. Ingenti i danni alla struttura, fortunatamente vuota visto l’orario.

Sale la conta dei morti: 34 in poche ore

Altri 34 morti sono stati registrati ieri in Birmania, un dato che porta il bilancio complessivo delle vittime dall’inizio delle proteste anti golpe a quota 320: lo ha reso noto l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (Aapp). Secondo l’organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani basata in Thailandia, nella giornata di ieri le forze di sicurezza del Paese hanno ucciso 11 manifestanti, mentre gli altri 23 erano stati uccisi nei giorni scorsi ma senza essere conteggiati. Finora sono state arrestate 2.981 persone.

La preghiera sul feretro della bimba di 7 anni uccisa dai militari

Vittime minorenni

Non ci sono solo i manifestanti tra le numerose vittime della repressione, ma anche bambini innocenti. Sono almeno 20 infatti, secondo Save the Children, i minori di 18 anni uccisi finora dall’esercito birmano che ha rovesciato Aung San Suu Kyi. Il 23 marzo, a Mandalay, è stato ucciso un ragazzino di 14 anni. Il giorno dopo, una bimba di soli 7 anni è stata freddata durante un blitz dei militari in una casa di civili, sempre a Mandalay.

“Siamo inorriditi del fatto che i bambini continuino a essere tra gli obiettivi di questi attacchi fatali contro manifestanti pacifici”, ha detto in una dichiarazione l’organizzazione, che sottolinea che “la sicurezza dei bambini deve essere protetta in tutte le circostanze” e chiede “ancora una volta alle forze di sicurezza di porre fine immediatamente a questi attacchi mortali contro i manifestanti”.