Papa: “I bambini hanno fame, il dramma del popolo siriano”

All'Angelus Francesco prima esorta a "vivere in pienezza e senza tentennamenti la nostra adesione al Signore" poi osserva che "il coronavirus ha reso più difficili le crisi socio-politiche ed economiche"

Foto © Vatican Media

“Pensate che ci sono bambini con la fame, che non hanno da mangiare. Per favore, che i dirigenti siano capaci di fare la pace. Martedì si terrà la quarta Conferenza dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite per sostenere il futuro della Siria e della regione- afferma il Papa all’Angelus-. Preghiamo per questo importante incontro, perché possa migliorare la drammatica situazione del popolo siriano e dei popoli vicini, in particolare del Libano, nel contesto di gravi crisi socio-politiche ed economiche che la pandemia ha reso ancora più difficili”.signore

Tentennamenti

Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro. nell’introdurre la preghiera mariana, il Pontefice parte dall’invito a “vivere in pienezza e senza tentennamenti la nostra adesione al Signore”. Spiega Jorge Mario Bergoglio: “Gesù chiede ai suoi discepoli di prendere sul serio le esigenze evangeliche, anche quando ciò richiede sacrificio e fatica. La prima richiesta esigente che Egli rivolge a chi lo segue è quella di porre l’amore verso di Lui al di sopra degli affetti familiari. Dice: ‘Chi ama padre o madre, figlio o figlia più di me non è degno di me’. Gesù non intende di certo sottovalutare l’amore per i genitori e i figli, ma sa che i legami di parentela, se sono messi al primo posto, possono deviare dal vero bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa”.

Senza scorciatoie

Prosegue Francesco: “Gesù dice ai suoi discepoli: ‘Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me‘. Si tratta di seguirlo sulla via che Egli stesso ha percorso, senza cercare scorciatoie. Non c’è vero amore senza croce, cioè senza un prezzo da pagare di persona. Portata con Gesù, la croce non fa paura, perché Lui è sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’ora della prova più dura, per darci forza e coraggio. Neanche serve agitarsi per preservare la propria vita, con un atteggiamento timoroso ed egoistico. Gesù ammonisce: ‘Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà’. È il paradosso del Vangelo. Ma anche di questo abbiamo, grazie a Dio, tantissimi esempi! La pienezza della vita e della gioia si trova donando sé stessi per il Vangelo e per i fratelli, con apertura, accoglienza e benevolenza. Così facendo, possiamo sperimentare la generosità e la gratitudine di Dio. Ce lo ricorda Gesù: ‘Chi accoglie voi accoglie me. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli non perderà la sua ricompensa’. La gratitudine generosa di Dio Padre tiene conto anche del più piccolo gesto di amore e di servizio reso ai fratelli. È una riconoscenza contagiosa, che aiuta ciascuno di noi ad avere gratitudine verso quanti si prendono cura delle nostre necessità. Quando qualcuno ci offre un servizio, non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente“.

Cuore

Sostiene Francesco: “Maria Santissima, che ha amato Gesù più della sua stessa vita e lo ha seguito fino alla croce, ci aiuti a metterci sempre davanti a Dio con cuore disponibile, lasciando che la sua Parola giudichi i nostri comportamenti e le nostre scelte”. E aggiunge: “Invito a pregare per la popolazione dello Yemen, in modo speciale per i bambini, che soffrono a causa della gravissima crisi umanitaria. Come pure per quanti sono stati colpiti dalle forti alluvioni nell’Ucraina occidentale: possano sperimentare il conforto del Signore e il soccorso dei fratelli. Rivolgo il mio saluto a tutti voi, romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da altri Paesi. In particolare, saluto quanti hanno partecipato questa mattina qui a Roma alla Messa in rito congolese, pregando per la Repubblica Democratica del Congo. Auguro a tutti voi una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo! E arrivederci a domani per la festa dei Santi Pietro e Paolo“.