Ai domiciliari gli ex vertici della Banca Popolare di Bari

Arresti domiciliari per gli ex vertici della Banca Popolare di Bari, misura eseguita questa mattina dalla Guardia di Finanza. Sono finiti agli arresti sia l'ex presidente della BpB Marco Jacobini, sia suo figlio Gianluca Jacobini, già Condirettore Generale – entrambi indagati per false comunicazioni sociali, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, maltrattamenti ed estorsioni – ed Elia Circelli, attuale responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione; quest'ultimo è indagato per false comunicazioni sociali. Nei confronti di Vincenzo De Bustis Figarola, già Direttore Generale della banca ed ex amministratore delegato, indagato per false comunicazioni sociali, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, maltrattamenti ed estorsioni, è scattata la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari, nonché degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Gli altri indagati, tutti della banca popolare di Bari (Bpb) sono: Luigi Jacobini, vicedirettore generale della banca e Responsabile Direzione Operations, Giorgio Papa, Amministratore Delegato da maggio 2015 a dicembre 2018, Roberto Pirola, Presidente del Collegio Sindacale dal 2011 al 2018, Alberto Longo, Presidente del Collegio Sindacale dal 29 aprile 2018, e Giuseppe Marella, responsabile dell’Internal Audit dal 2013. L’ordinanza emessa dal gip Pellecchia giunge all’esito della richiesta avanzata dal Pm nel mese di luglio dello scorso anno nell’ambito di una corposa indagine avviata al fine di accertare le cause che hanno portato al dissesto finanziario della Banca Popolare di Bari, recentemente commissariata dalla Banca d’Italia con proprio provvedimento emesso in data 13 dicembre 2019.

Le operazioni fraudolente

L'indagine della Procura ha accertate la esposizione nei bilanci di esercizio relativi alle annualità 2014, 2015, 2016, 2017 e nella semestrale 2018 di dati non veritieri al fine di occultare perdite di rilevante entità subite dall’Istituto bancario così da gonfiare artificiosamente il patrimonio della banca e trarre in inganno i soci ed il pubblico sulla reale situazione dell’Istituto di Credito mediante fittizie operazioni di cartolarizzazione consistenti nella cessione di crediti deteriorati ad una società finanziaria, la Chariot Funding LLC, e nel successivo riacquisto da parte della stessa Banca Popolare di Bari, degli strumenti finanziari che detta società aveva messo in vendita alloscopo di finanziare la cessione. Detta operazione, avvenuta a cavallo dei due bilanci di esercizio, ovvero nel 2017 la cessione dei crediti deteriorati e nel 2018 l’operazione di acquisto dei titoli, apparirebbe esclusivamente finalizzata a rappresentare l’esistenza di una liquidità, indicata nel bilancio 2017 pari a 500 milioni di euro, di fatto inesistente in quanto riutilizzata l’anno seguente per il riacquisto dei titoli emessi dalla stessa società di cartolarizzazione. L'indebita contabilizzazione negli anni dal 2015 al 2018 di imposte anticipate sulla perdita fiscale per complessivi 141 milioni di euro, pur essendo emersa la piena consapevolezza che la banca non avrebbe potuto conseguire negli anni successivi gli utili necessari per riassorbire dette perdite fiscali. L’omessa svalutazione degli avviamenti relativi agli anni 2014, 2016 e 2017, riferiti a rilevanti partecipazioni detenute dalla banca nelle seguenti società: Fusione ex Nuova Banca Mediterranea, Ramo d’azienda Gruppo Intesa San Paolo, Fusione ex Banca Popolaredi Calabria, Ramo d’azienda promozione finanziaria da ex Popolare, Bari Servizi Finanziari SIM Spa, Fusione ex Banca Popolare della Penisola Sorrentina, Tercas – Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo Spa e Banca Caripe Spa, mediante la reiterata violazione dei principi contabili che presiedono alla redazione dei bilanci e delle norme di carattere tecnico che invece imponevano il ridimensionamento del valore degli avviamenti per complessivi euro 397.666.126. E l’indebito appostamento nei bilanci relativi agli anni 2016 e 2017 di attività pari a 42 milioni di euro derivanti da un credito vantato verso l’Ente Ecclesiastico Ospedale Francesco Miulli, la cui inesigibilità era invece nota stante l’ammissione dell’Ospedale Miulli alla procedura del concordato preventivo.

Banca Tercas: beffa agli investitori

Inoltre, al fine di agevolare la vendita di prodotti finanziari emessi in seguito agli aumenti di capitale deliberati negli anni 2014 e 2015 per l’acquisizione del Gruppo Tercas – Caripe, sarebbero state omesse nei prospetti informativi diffusi in occasione della offerta pubblica di acquisto deinuovi titoli azionari rilevanti notizie destinate ad informare i potenziali acquirenti sulla reale natura dell’investimento e sui criteri utilizzati per la determinazione del prezzo di vendita delle nuove azioni, nonché sul rischio connesso all’operazione di acquisizione del Gruppo Tercas – Caripe gravato da rilevanti perdite e sulla connessa operazione di salvataggio, sul rischio di illiquidità delle azioni emesse dalla Banca, di fatto rivelatesi invendibili, così impedendo di fatto agli investitori di valutare correttamente i rischi connessi all'acquisto dei titoli. Tali condotte sarebbero state reiterate anche nei confronti della Consob alla quale, al fine di ostacolarne l’esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo, sarebbero state fornite dichiarazioni non veritiere in ordine alla conformità dei prospetti contenenti, in realtà, dichiarazioni mendaci e rilevanti omissioni come rilevato dalla stessa Consob con proprio provvedimento sanzionatorio adottato nel mese di ottobre del 2018.

A Marco Jacobini 3 milioni di euro

Contestualmente all’esecuzione delle ordinanze cautelari, sono state eseguite 17 perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici ubicati in Bari, Roma Milano e Bergamo, nella disponibilità dei quattro soggetti attinti dalla misura e di altri sei responsabili dell’Istituto di credito, di cui quattro indagati nell’ambito dello stesso procedimento, e presso la Direzione della Banca Popolare di Bari ove risultano alcune cassette di sicurezza nella disponibilità dell’ex presidente Marco Jacobini. Questi, nel 2018 avrebbe percepito redditi per oltre 3 milioni di euro da Banca Popolare di Bari, di cui era presidente e amministratore di fatto. E’ uno dei particolari che emergono dall’indagine sulla presunta malagestione dell’istituto di credito barese, riportati nell’ordinanza di arresti domiciliari per tre persone, tra le quali Marco Jacobini e suo figlio Gianluca, e di interdizione per l’ex ad Vincenzo De Bustis Figarola. Negli atti, con riferimento ai 3 milioni di euro percepiti dall’ex presidente, si parla di importo “smisurato soprattutto con riferimento alle funzioni svolte all’interno della Banca e se rapportato alla situazione di grave dissesto patrimoniale della banca”.