Afghanistan, appello della resistenza: fermate il genocidio nel Panshir

NFR: "Continuano gli attacchi deliberati contro i civili del Panshir". Usa e Ue: "Giudicheremo il governo talebano dalle azioni"

Il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan (NFR) ha rivolto un appello alla comunità internazionale, l’Onu e alle altre organizzazioni regionali e internazionali per fermare il genocidio che i Talebani stanno compiendo nella valle del Panshir, ex roccaforte della resistenza caduta il 6 settembre.

La resistenza afferma che i Talebani continuano gli attacchi deliberati e su larga scala contro i civili del Panshir (provincia dell’Afghanistan con capoluogo Bazarak che corrispondente geograficamente all’omonima valle, circondata dalle montagne dell’Hindu Kush) subito dopo la presa della regione – grazie a un probabile aiuto del Pakistan – e ha definito “illegale” il governo ad interim nominato dai talebani lo scorso 7 settembre.

Usa: “Nessuna donna nel Governo”

Sul neo governo ad interim talebano si sono espressi oggi anche gli Stati Uniti. Pur provando “preoccupazione” per la nomina di alcuni ministri talebani, gli Usa si sono però dichiarati pronti a giudicare il governo “sulle sue azioni”, e in particolare sulla sua volontà o meno di lasciare che gli afgani lascino il Paese. “L’elenco dei nomi annunciati è composto da individui che sono membri dei talebani o loro stretti alleati, e nessuna donna”, ha fatto notare un portavoce del dipartimento di Stato a Doha.

Borrell (UE): “L’Ue giudicherà il governo talebano dalle azioni”

Stessa posizione “attendista” da parte dell’Unione Europea. Oggi l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in una intervista all’ANSA, ha detto. “Dobbiamo parlare con chi è al potere” in Afghanistan, “principalmente per garantire gli sforzi di evacuazione, ma anche per prevenire una crisi umanitaria. Ma ciò non implica in alcun modo il riconoscimento politico internazionale dei talebani”.

“Nel nostro impegno con i talebani finora e in futuro presteremo particolare attenzione alle loro azioni, al rispetto degli obblighi internazionali accettati dai diversi governi afghani da oltre 50 anni – precisa Borrell -. Il governo dei talebani sarà giudicato sulla base delle loro azioni piuttosto che sulle promesse”.

“La protezione e la promozione di tutti i diritti umani, in particolare quelli delle donne e delle ragazze, devono essere parte integrante di questi sforzi. E l’Afghanistan non può diventare un porto sicuro, né un terreno fertile per il terrorismo”, precisa Borrell.