Accordo Russia-Ucraina: non c’è l’Italia tra i Paesi garanti. Draghi sente Putin

C'è stato nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, un colloquio di un'ora tra il presidente del Consiglio italiano e il leader russo

Mentre prende faticosamente forma un accordo internazionale tra Kiev e Mosca, è stato delineato un gruppo di Paesi garanti che dovranno vigilare affinché i punti dell’intesa di pace vengano rispettati. Tra questi sembrerebbe non esserci almeno per ora l’Italia.

Quanto agli spiragli di pace emersi ieri dal negoziato in Turchia fra le due parti, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di “segnali positivi”, ma mantiene la cautela e attende risultati concreti: sovranità e integrità territoriale devono essere garantite, dice Kiev, e non ci possono essere compromessi.

I Paesi garanti

La proposta che arriva da Kiev è che ci siano almeno una decina di Paesi garanti: per il momento quello che sembra certo è che in questo gruppo ci saranno i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, ma con la Russia esclusa. Quindi, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Cina non pervenuta.

Italia non compresa nel gruppo

Non c’è quindi l’Italia, che però si potrebbe aggiungere in un secondo momento, come d’altra parte anche Germania, Turchia, Polonia, Canada, Israele. E’ probabile che la lista si allunghi ulteriormente: i garanti avranno il compito di intervenire in caso di aggressione, sul modello dell’articolo 5 della Nato, quello che vincola appunto tutti gli Stati membri alla difesa collettiva in caso di attacco a una singola nazione.

Ucraina: Cina, felici di dialogo e negoziato Mosca-Kiev

La Cina “ha fatto del suo meglio per la pace e continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere a modo suo l’attenzione sulla situazione in Ucraina” ed “è felice di vedere il dialogo e il negoziato tra Russia e Ucraina“: è la risposta del portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin sulla disponibilità di Pechino ad avere un ruolo di garante di una ipotetica tregua all’indomani del round di colloqui tenuto dalle parti a Istanbul. La Cina “ha sempre attibuito importanza alle legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi”, ha aggiunto Wang.

Il colloquio Draghi-Putin

C’è stato nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, un colloquio telefonico durato circa un’ora tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Nella telefonata il presidente Putin ha riferito sugli sviluppi dei negoziati di ieri a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev e sulla richiesta di Mosca in rubli il pagamento per le forniture di gas, riferisce il Cremlino, citato dalla Tass. Il presidente Draghi, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Draghi ha ribadito, prosegue la nota, la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Il presidente Putin ha descritto il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli. I due leader hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto.

La telefonata tra Draghi e Zelensky

Pochi giorni fa, in una telefonata tra Mario Draghi e Volodymyr Zelensky, i due leader avevano discusso proprio l’ipotesi che l’Italia possa entrare nella cerchia di Paesi garanti della sicurezza in caso di accordo di pace: il nostro premier – scrive TgCom24 – aveva ribadito il fermo sostegno di Roma a Kiev assicurando anche la piena disponibilità a “promuovere una soluzione durevole della crisi in Ucraina”, cioè proprio a far parte di un gruppo di Paesi che faccia da garante a un’intesa.