Percezione della corruzione: Italia solo 51/a

Nel ranking della percezione della corruzione di Transparency International, l'Italia è solo 51/a nel mondo, al pari di Arabia Saudita e Ruanda. Il Belpaese piazza con 53 punti su 100, guadagnando un voto e due posizioni rispetto all'anno scorso, un gradino sotto a Malta. Un punteggio ancora a metà classifica (da 0 a 9 punti si parla di 'altamente corrotto', da 90 a 100 'senza corruzione') di certo migliore rispetto al 2012, prima dell'approvazione della legge Severino, quando l'Italia si trovava in 72esima posizione, con 42 punti. La classifica del Cpi (indice di percezione della corruzione in 180 Paesi) segnala due questioni: è lontana la sufficienza (pur avendo guadagnato 12 punti dal 2012) e rallenta la scalata alla classifica, dominata anche quest'anno da Danimarca e Nuova Zelanda. In Europa fanno bella figura anche Finlandia e Svezia, mentre Bulgaria, Romania e Ungheria occupano le ultime posizioni. Spicca la caduta di Canada (-4 punti), Francia e Regno Unito (-3) e perdono due punti anche gli Usa (a 69 contro i 71 precedenti). 

Il commento

“Siamo lieti di vedere un ulteriore miglioramento, ma sinceramente speravamo in qualcosa di più. Il rallentamento è dovuto a diversi problemi che il nostro Paese si trascina da sempre senza riuscire a risolverli”. Lo ha dichiarato Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, commentando i risultati della classifica 2019 sull'indice di percezione della corruzione. In particolare, rileva Transparency, “come dimostrano i recenti fatti di cronaca, da Foggia alle Madonie, da Reggio Calabria a Reggio Emilia, la criminalità organizzata ancora spadroneggia nel nostro Paese, preferendo spesso l'arma della corruzione che oggi ha assunto forme nuove, sempre più difficili da identificare e contrastare efficacemente”. Altra questione rilevante resta la regolamentazione del lobbying e dei conflitti di interesse: “Da anni – osserva Transparency – sentiamo parlare di leggi che dovrebbero finalmente porre un freno e delle regole a due questioni fondamentali nella lotta alla corruzione, ma ancora il Parlamento tace. Solo tante promesse e audizioni che ancora non si sono trasformate in atti concreti”. Inoltre, secondo l'associazione, “non è certo un buon esempio di trasparenza la recente abolizione degli obblighi di comunicazione dei redditi e dei patrimoni dei dirigenti pubblici attuata dall'ultima legge finanziaria” e importante è anche “il tema degli appalti pubblici, oggetto di attenzione di funzionari e imprenditori corrotti: un codice più semplice ed efficace e un maggior coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio non potrebbero che giovare alle finanze pubbliche”.