Mafia, arrestato il fratello della vedova Schifani

Il discorso di sua sorella, nel giorno dei funerali delle vittime di Capaci, fu uno dei momenti più drammatici e toccanti: il dolore di Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani, toccò il cuore dell'Italia intera, scioccata dalla violenza che aveva ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e i tre agenti della sua scorta. “Vi perdono ma dovete mettervi in ginocchio”, disse la giovane vedova, con la voce rotta dalle lacrime e dalla rabbia, chiedendo giustizia immediata per suo marito e per chi, come lui, aveva perso la vita nel compimento del proprio dovere. Fra questi, al volante dell'auto che precedeva quella del magistrato c'era proprio il giovane poliziotto Vito Schifani, la cui vettura fu investita in pieno dall'esplosione in autostrada. Una vicenda che torna indirettamente ad affiorare, con tutto il suo dolore mai rimarginato, nel momento in cui il fratello di Rosaria Costa, Giuseppe, è stato arrestato con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere il boss Gaetano Scotto.

L'indagine

C'è anche Giuseppe Costa fra gli arrestati, 53 anni e una presunta affiliazione alla famiglia di Vergine Maria, per conto della quale, secondo l'accusa, avrebbe gestito il giro delle estorsioni, comprese le minacce alle vittime per convincerle a pagare “la tassa mafiosa”. Secondo chi indaga, Costa avrebbe rivestito un ruolo di rilievo all'interno del clan, pienamente inserito nelle sue dinamiche e piuttosto vicino al boss Scotto, del quale la recente inchiesta ha inquadrato il ruolo di vertice che aveva riconquistato nell'ambito del clan. Scotto è ora parte civile nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D'Amelio del 19 luglio 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. In merito al massacro, fu condannato all'ergastolo ma poi scarcerato, poiché le accuse contro di lui si rivelarono infondate.