In Italia il 2031 sarà l'anno zero dei matrimoni

Nel 2031 non sarà celebrato un solo matrimonio nelle nostre chiese. “Il motivo?- si chiede il Censis in una ponderosa indagine statistica in titolata Non mi sposo- Semplicemente le nozze non sono più il “baricentro della vita”.  I matrimoni sono sorpassati, ignorati, in via di estinzione. Né garanzia d'amore, né di famiglia felice. Così in decadenza da far stimare che per le nozze si stia avvicinando l'anno zero”.

La situazione attuale

Esiste secondo l'accurata proiezione statistica del Censis, la data di morte certa: il 2031.  Partendo dai dati Istat sul crollo complessivo delle nozze, riferisce Repubblica, il Censis descrive un contesto nel quale sposarsi non serve più a niente: i figli nati dentro e fuori dal matrimonio sono tutti legittimi allo stesso modo e l'equiparazione tra coppie sposate e coppie di fatto è qualcosa di acquisito.  “Le abitudini degli italiani per quanto riguarda matrimoni e divorzi sono spesso oggetto di attenzione, tanto da parte del mondo della politica quanto di quello della cultura, con film, libri e saggi dedicati all’argomento- evideniza l'Agi. Il rapporto annuale Istat 2019, da ultimo, fornisce alcuni dati interessanti in proposito. Andiamo a vedere i dettagli”. Oggi risultano sposati 14,19 milioni di uomini e 14,36 milioni di donne, rispettivamente il 48,3 e il 46,3 per cento della popolazione. Rispetto al 2011 c’è stato un significativo calo: gli sposati erano 14,47 milioni (il 49,4 per cento del totale) e le sposate 14,48 milioni (il 47,2 per cento del totale).

Crollo 

La diminuzione si fa ancora più marcata se prendiamo come anno di confronto il 1991. Gli uomini sposati erano infatti 14,2 milioni, meno che nel 2011, ma in rapporto alla popolazione maschile rappresentavano il 51,5 per cento (allora la popolazione residente in Italia era di 56,8 milioni di persone, nel 2019 di 60,4 milioni: 3 milioni e mezzo abbondanti in più). Le donne sposate erano poi 14,46 milioni, di nuovo meno che nel 2011 in numero assoluto, ma in percentuale di più: il 49,5 per cento. “Nell’arco di un trentennio i coniugati sono insomma calati di alcuni punti percentuali, da poco più della metà della popolazione a rappresentarne circa il 47 per cento- puntualizza l'Agi-. Anche il rapporto tra sposati e non sposati sta cambiando. Nel 1991 i coniugati – uomini e donne – erano 28,66 milioni circa e i celibi/nubili erano circa 23,52 milioni: cinque milioni abbondanti di differenza a vantaggio degli sposati. Nel 2011 questa differenza si era ridotta a quattro milioni e mezzo scarsi e nel 2018 si arriva a meno di tre milioni di sposati in più rispetto ai celibi/nubili”.

Divorzi 

I divorzi sono possibili in Italia dal 1970, in base alla legge 898/1970, poi sopravvissuta al referendum abrogativo del 1974 grazie alla vittoria dei “No”. Oggi gli uomini divorziati  sono 700 mila e le donne un milione. Rispetto al 2011 sono aumentati (erano circa 524 mila gli uomini e 839 mila le donne) e ancora più netto è l’aumento se guardiamo ai dati del 1991. Allora i divorziati erano poco più di 150 mila e le divorziate circa 225 mila: nel giro di 27 anni il loro numero è insomma più che quadruplicato. Il “divorzio breve” è stato introdotto in Italia con la legge 55/2015, a partire dal 26 maggio di quell’anno. La legge, evidenzia l'Agi, permette di divorziare dopo sei mesi di separazione (che deve essere pronunciata dal giudice) se questa è consensuale, e dopo un anno se non è consensuale. In precedenza invece erano necessari tre anni di separazione.

I report dell'Istat

Nel 2015, scrive l’Istat nel suo report su Matrimoni, separazioni e divorzi, “l’introduzione del “divorzio breve” fa registrare un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul 2014). Più contenuto è l’aumento delle separazioni, pari a 91.706 (+2,7% rispetto al 2014)”. Non sono stati pubblicati report successivi sull’argomento e non siamo quindi in grado di valutare se il consistente aumento del 2015 dipenda dall’improvvisa riduzione dei tempi (i giudici hanno potuto immediatamente pronunciare sentenza di divorzio per casi che normalmente avrebbero dovuto proseguire per altri anni)  e sia dunque eccezionale, o se invece prefiguri un cambio strutturale della situazione.

Incidenza statistica

“Il numero dei coniugati è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi trent’anni, poco superiore ai 14 milioni. Ma complice l’aumento della popolazione la loro incidenza statistica è andata calando da poco più del 50 per cento a circa il 47 per cento della popolazione- precisa l'Agi-.Si è inoltre sempre più ridotta la distanza tra il numero di coniugati e quello dei celibi/nubili: se nel 1991 era superiore ai 5 milioni, nel 2018 è inferiore ai 3 milioni. Il numero dei divorziati è significativamente cresciuto nello stesso periodo, quadruplicando tra il 1991 e il 2018. Negli ultimi anni per cui ci sono dai consultabili – in particolare tra 2008 e 2014 – il numero dei divorzi è rimasto sostanzialmente stabile. Il picco del 2015 potrebbe essere dovuto a un effetto una tantum dell’introduzione del divorzio breve (ma dovremo attendere altri dati sugli anni successivi per poterlo affermare con certezza)”. L’aumento significativo del numero dei divorziati dipende più da un effetto “accumulo” (semplificando: ogni anno circa 50 mila nuovi divorziati si sommano a quelli già esistenti, dunque se nell’anno di partenza sono 100 mila già due anni dopo sono duplicati) che non da un aumento dei divorzi ogni anno.