Ecco perchè Di Maio lascia la guida del M5S

Dimissioni annunciate e poi ufficializzate quelle di Di Maio, da ora “solo” ministro degli Esteri nel governo Conte e non più capo politico del Movimento Cinque Stelle, primo partito della maggioranza.

Si apre così una nuova fase, quella dei facilitatori. Di Maio rivendica le cose fatte, parla chiaro sul futuro e non lascia nulla di non detto, compreso il rimprovero a chi ha giocato a dividere invece che ad unire. “Ho portato a termine il mio compito”, dice Di Maio nel suo intervento durante il quale traccia un bilancio di quel che ha fatto il Movimento sotto la sua guida sottolineando come in questi anni sia cambiato il modo di fare politica anche grazie al contributo dato dai Cinque Stelle: “Nessuno ci avrebbe mai scommesso, nessuno ancora sarebbe pronto a scommettere sulla nostra durata”. Di Maio poi aggiunge: “Mi fido di chi verrà dopo di me”. Non sono mancati i ringraziamenti a Grillo e Casaleggio e poi ammette: “E' arrivato il momento di rifondarsi, oggi si chiude un'era. Ed è per l'importanza di questo momento che ho iniziato a scrivere questo documento un mese fa”. Di Maio però parla anche di ciò che non è andato nel verso giusto: fughe di notizie, voglia di visibilità di alcuni a discapito dei progetti, sgambetti arrivati proprio dall'interno.

“Ho portato a termine il mio compito”

Di Maio cita Aldo Moro e invita al coraggio, a vivere questo momento con fiducia: “Per stare al governo serve essere presenti sul territorio in maniera organizzata: ci ho lavorato un anno e ho portato a termine il mio compito. Ora inizia il percorso verso gli Stati generali”. Insomma Di Maio chiarisce: non è finita, anzi è appena cominciata. Ci vuole tempo per fare le cose bene e ricorda che il Movimento ha 10 anni di vita ed è al governo da due anni, ma nonostante tutto è riuscito a cambiare il Paese: “Noi dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso – chiarisce Di Maio – che il governo debba andare avanti, perché alla fine” della legislatura “i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto il disordine fatto da chi ha governato per trent'anni prima”.

Lascio ma non mollo

Nel suo discorso Di Maio condivide l'esperienza di questi anni e spiega la sua visione politica, anche nel suo ruolo di ministro degli Esteri: chiede un'Italia protagonista attraverso le idee del Movimento. Tocca temi come l'Europa, le infrastrutture, l'immigrazione o l'ambiente e fa un appello chiaro ad non essere ideologici nell'affrontare i problemi del Paese, ma razionali e pronti a fare progetti di lungo periodi. Lui, Di Maio, ci sarà. Questo è certo: continuerò, “non ci penso per nulla a mollare, per quanto mi riguarda si chiude solo una fase” e poi – dopo aver ringraziato il Presidente Mattarella e tutte le forze politiche – dà appuntamento agli Stati Generli di marzo. Fino ad allora, il testimone passa a Vito Crimi che sarà il nuovo reggente del Movimento Cinque Stelle.