UNA CHIESA DI PERIFERIA PER MADRE TERESA

Una nuova chiesa in ricordo del Giubileo della Misericordia che papa Francesco concluderà il 20 novembre prossimo, dopo averlo aperto – per la prima volta nella storia dei giubilei cristiani – in Africa nel mese di dicembre dello scorso anno. E come simbolo architettonico della Misericordia giubilare, la chiesa – che andrà ad aggiungersi al già ricco panorama parrocchiale romano – non poteva che essere dedicata al simbolo per eccellenza dell’Anno Santo bergogliano, Madre Teresa di Calcutta,santificata da papa Francesco il 4 settembre scorso. Un edificio sacro destinato a ripetere curiosità, interesse e partecipazione popolare come centro di aggregazione del quartiere nella periferia capitolina dove a breve sarò inaugurato, con l’analoga forza espressiva di un analogo complesso religioso edificato in ricordo di un altro grande appuntamento giubilare, l’Anno Santo del 2000, in memoria del quale la Chiesa di Roma ha edificato a Tor Tre Teste la famosa chiese delle Tre Vele consacrata a Dio Padre Misericordioso firmata dal grande architetto statunitense Richard Meier.

Come la chiesa del celebre archistar, anche la parrocchia di Madre Teresa è stata concepita con linee architettoniche fortemente moderne, ma altrettanto fortemente legata alla tradizione liturgica e allo spirito missionario della nuova santa, che il progettista, l’architetto Marco Petreschi, docente di progettazione e arredi interni alla storica facoltà di Valle Giulia di Roma, ha sapientemente tradotto nelle forme esterne e negli spazi interni, con tonalità cromatiche rigorosamente rispettose dei colori cari a Madre Teresa, il bianco ed il celeste, i colori della Madonna. Una chiesa, quindi, del tutto diversa dalle immagini rinascimentali e barocche che da sempre si ammirano in quasi tutti gli angoli della città di Roma, in particolare nel centro storico con le grandi e piccole basiliche e la maestà della basilica di San Pietro in Vaticano. Ma ugualmente legata ai canoni liturgici ed al rispetto della fede nella tradizione più pura, tramite la quale il progettista prende per mano il visitatore attraverso il rigore e la forza di linee architettoniche moderne, scarne, essenziali, disegnate come ideali contenitori di arredi sacri interni ed esterni plasmati ed arricchiti anche attraverso icone stilizzate e sculture concepite dalla scuola di uno dei più grandi maestri del Novecento, Emilio Greco, allestite sotto la regia artistica di padre Marc Rupnik, gesuita, iconografo di fama mondiale, che per le opere scultoree si avvale dell’intervento del maestro d’arte Vito La Rocca, allievo di Emilio Greco.

Ecco, dunque, in estrema sintesi la chiesa-simbolo del Giubileo della Misericordia, la parrocchia di Madre Teresa di Calcutta, fortemente voluta da papa Francesco, destinata – come la chiesa di Meier del grande Giubileo del 2000 – a suscitare interesse a livello internazionale tra gli amanti dell’architettura sacra e dell’arte moderna, unitamente ai tanti pellegrini che la visiteranno sulle orme di Santa Madre Teresa di Calcutta. Il nuovo complesso parrocchiale dedicato alla suora albanese premio Nobel per la pace – scomparsa nel 1997 e beatificata nel 2003 da Giovanni Paolo II – è quasi pronto. I ponteggi esterni sono stati tolti e si può già ammirare in tutta la sua imponenza, vale a dire un bianco prisma “schiacciato” verso la facciata di accesso per “accogliere e farsi simbolicamente carico di poveri, ammalati e gente comune, invitando ad elevare lo sguardo – spiega l’architetto progettista Marco Petreschi – verso quella sacra ascesi mistica a cui guardava Madre Teresa e che nella chiesa è testimoniata dall’imponenza di un campanile formato da tre lamelle in pietra stilizzate su cui è incastonata una grande croce a simboleggiare il cuore della fede cristiana, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”.

Ubicata dal Vicariato a Ponte di Nona, tra le più degradate periferie romane, la nuova parrocchia è la seconda opera giubilare di Petreschi, tra i più noti progettisti italiani, autore, tra l’altro, della gigantesca croce e dello scenografico altare realizzati a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani del 2000 e, recentemente, della Banca Centrale di Albania, a Tirana. La Chiesa di Madre Teresa – destinata per volontà di papa Francesco a diventare memoria architettonica dell’Anno Santo 2015-2016 proprio sul modello della Chiesa delle Tre Vele di Tor Tre Teste firmata nel 2000 dall’architetto americano Richard Meier – nelle linee, nelle strutture e nei colori “rispecchia lo spirito mistico, religioso e solidale della fondatrice delle Missionarie della Carità, sia nelle forme, il prisma schiacciato in basso ai piedi del campanile, che nei colori, il bianco del travertino romano in ricordo del bianco sari indossato dalla santa”, precisa l’architetto Petreschi. Su decisione del Vicariato, a sovrintendere alla responsabilità artistica degli arredi sacri e delle strutture liturgiche è stato chiamato padre Rupnik, autore, tra l’altro, della Cappella Giovanni Paolo II in Vaticano e del notissimo simbolo del Giubileo della Misericordia.

“Le sculture che nella chiesa racconteranno in grande sintesi estetica la vita e le opere di Santa Madre Teresa – spiega padre Rupnik – saranno realizzate dallo scultore Vito La Rocca, allievo del maestro Emilio Greco presso l‘Accademia di Belle Arti di Napoli, che ha già preparato una serie di studi, bassorilievi e bozzetti dedicati alla vita della santa, suscitando l’unanime consenso presso le autorità ecclesiastiche competenti”. La chiesa, per monsignor Liberio Andreatta, segretario della Commissione diocesana per le nuove chiese, “così come è stata disegnata e plasmata sull’opera e la figura di Madre Teresa sarà memoria viva del Giubileo della Misericordia e punto di riferimento religioso e sociale di tutto il quartiere di Ponte di Nona, come del resto avviene negli altri quartieri ogni volta che viene costruita una nuova parrocchia”.