Tutti a scuola di sciopero!

Si possono contare i giorni trascorsi dall’inizio dell’anno scolastico e già ottobre ha fissato in agenda la sua tempesta di scioperi indetti da Cobas e compagnia bella per mettere a ferro e fuoco la riforma scolastica. Chi non digerisce la meritocrazia che plasma la struttura didattica sul modello americano, chi rifiuta la cancellazione dei commissari esterni agli esami di stato, chi urla per i mancati aumenti. E giù tutte le sigle da Cobas ad Anief passando per Ata, tutte impegnate nel loro mestiere preferito: promuovere lo slogan: ”Se qualcosa non va, pronti con lo sciopero”. Forse il governo dovrebbe fare una riforma proprio su questo “diritto di protesta” che in Italia figura nei dati europei come il più abusato dei diritti, onnipresente come risposta ad ogni questione e con la irreparabile conseguenza di avere reso fallaci le sue ragioni esistenziali e di avere banalizzato sé stesso ed i suoi autori.

Senza entrare nell’oggetto del contendere che avrà la sua ragion d’essere, vorrei sottolineare che lo sciopero, per sua natura comporta, al di là di ogni legittimazione, un fastidio, un ostacolo che rallenta e intralcia, anche coloro che si prefigge di tutelare. Il diritto a ricevere un’adeguata istruzione potrà mai trovare soddisfazione se gli studenti a forza di scioperi arrivano alla fine dell’anno scolastico “puntualmente in ritardo” sulla tabella di marcia del programma che poi non completeranno a meno di non dover sostenere gli esami finali? A volte, ma potrei sbagliare, subodoro quell’egoismo del genitore che per tenersi in forma, va in palestra (cosa buona e giusta) tutti i giorni invece che tre volte a settimana e rifila ai figli in casa, cibo in scatola o precotto invece di un pasto fresco e genuino magari da preparare assieme mentre si condivide il proprio trascorso quotidiano.

Infine, questi continui stop non fanno più notizia e persino i terzi, coloro che “a caso” subiscono l’azione di protesta hanno esercitato un’ invidiabile pazienza e indifferenza e hanno compreso che questo è solo strumento di dibattito politico; perché, altrimenti, nessuno degli scioperi verte su una grande lacuna della riforma scolastica che ha lasciato le famiglie sopportare spese insostenibili per garantire l’istruzione dei figli? Non lamentiamoci poi se il livello di preparazione degli studenti italiani è il più basso del mondo nonostante i troppi dottori che passeggiano per lo stivale in cerca di occupazione.