TORNANO LE MALATTIE DIMENTICATE

Morbillo, difterite, tetano, rosolia e non solo. Malattie che sembravano sconfitte dai progressi della medicina; dimenticate, annoverate tra quelle a prognosi non infausta. Bastano gli antibiotici, qualche giorno di riposo e l’assunzione di farmaci anti sintomatici per togliersi il problema. Ma non è sempre stato così. Chi non ricorda la povera Beth di “Piccole donne” uccisa dalla scarlattina? O Thomas Jefferson, padre della patria statunitense stroncato dalla dissenteria? Morbi letali sino a pochi decenni fa diventati innocui grazie soprattutto alle vaccinazioni. Un passo da gigante che ha consentito alla ricerca moderna di concentrarsi sui mali incurabili di oggi: tumori e patologie cardiocircolatorie e respiratorie gravi.

La sicurezza e il benessere, associati a un generale innalzamento dell’aspettativa di vita in Occidente, hanno tuttavia portato a sottovalutare le minacce di un tempo. Assistiamo così a una progressiva espansione delle cure fai da te, dell’autodiagnosi (soprattutto attraverso forum e portali online) che si traducono in un sempre minore ricorso alla cure mediche e alle immunoprofilassi. Scelte irresponsabili, specie quando c’è di mezzo un bambino o una persona anziana o disabile, che spesso si trasformano in tragedia. Perché una malattia può uccidere o menomare anche se è curabile o prevenibile. Così assistiamo a nuovi casi di minori morti di pertosse o di morbillo (l’ultimo caso si è verificato lo scorso anno al Policlinico Gemelli di Roma) e alla reviviscenza della difterite in Spagna. Uno schiaffo a chi sottovaluta l’importanza della prevenzione.

A lanciare l’allarme sul pericoloso calo di vaccinazioni in Italia è stato l’Istituto Superiore di Sanità, che ha chiesto alle Regioni l’adozione di un nuovo piano nazionale. “La copertura vaccinale nel nostro Paese è al limite della soglia di sicurezza – ha spiegato il neopresidente dell’Iss Walter Ricciardi – e diventa ormai improcrastinabile l’approvazione del nuovo Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale proposto da Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità, Istituto Superiore di Sanità ed Agenzia Italiana del Farmaco al Tavolo di coordinamento per la prevenzione delle Regioni italiane”. I dati, del resto, parlano da soli: anti polio, anti tetanica, anti difterite e anti epatite (A e B) sono scese al di sotto del 95% mentre solo l’86% della popolazione (con un calo del 4% in un anno) ha effettuato la trivalente contro morbillo, orecchioni e rosolia.

Le conseguenze, ha sottolineato Ricciardi, sono per tutta la collettività. “Se non si ha più la cosiddetta ‘immunità di gregge’ – ha ricordato – aumenta il rischio che bambini non vaccinati si ammalino, che si verifichino epidemie importanti, che malattie per anni cancellate non siano riconosciute e trattate in tempo”. Il fenomeno, ha sottolineato la Società Italiana di Pediatria, è già in atto. “Stiamo assistendo al ritorno di malattie che credevamo debellate – ha commentato il presidente Giovanni Corsello -. Un esempio tra tutti è la morte di bambini per pertosse, malattia che sta avendo una recrudescenza nei minori con pochi mesi di vita, proprio per il calo della copertura vaccinale”. Che invece può salvare molte vite. “C’è purtroppo poca consapevolezza del rischio anche grave connesso alla mancata immunizzazione – ha affermato il presidente dell’Agenzia italiana  del farmaco, Sergio Pecorelli – Ricordiamo che i vaccini hanno salvato circa 2 milioni e mezzo di vite l’anno, 5 al minuto e che, ancora oggi, una malattia come il morbillo può risultare mortale”.

Ma perché gli italiani si vaccinano meno? Di sicuro alcuni episodi di cronaca riguardanti casi limite in cui l’inoculazione del siero ha avuto effetti dannosi, spesso letali, hanno contribuito ad accrescere il sospetto attorno alle terapie preventive. La ricerca è dunque chiamata a progredire in modo da garantire la totale incolumità dei pazienti che vi si sottopongono. Ma è innegabile che, dalle prime sperimentazioni di Edward Jenner sul vaiolo a oggi, il bilancio sia positivo: a fronte di pochi (ancorché gravissimi sia chiaro) episodi di complicazioni post trattamento ne esistono tanti in cui l’immunizzazione ha consentito di migliorare la propria qualità della vita. Tanto basterebbe per smentire alcune teorie complottiste che invitano a boicottare questi piani d’intervento sanitario senza preoccuparsi delle possibili conseguenze.