Siti web italiani, due su tre violano la privacy

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Il 67% dei siti italiani non è a norma di legge, due siti su tre violano la privacy. E’ quanto emerge da un’indagine di Federprivacy, condotta su 2.500 pagine pubbliche e private. Tra le violazioni più frequenti l’assenza di una idonea informativa e la mancata raccolta del consenso.

Federprivacy ha inviato un dettagliato dossier al Garante Antonello Soro e al Presidente della Repubblica Napolitano stimando anche il possibile valore delle sanzioni per gli illeciti riscontrati: si parla di 24 milioni al mese “ma la portata del fenomeno è molto più estesa – spiega il presidente Nicola Bernardi – perché i domini registrati presso il Registro.it del CNR sono ad oggi circa 2,5 milioni, e questo significa che il campione analizzato equivale ad appena un millesimo dei siti italiani. L’entità di queste infrazioni, che sono pure alla bella vista di tutti su internet, è quindi potenzialmente calcolabile in alcuni miliardi di Euro”.

Dalla denuncia emerge la diffusione della disapplicazione della normativa a protezione dei dati personali. Come scrive l’avvocato Antonio Ciccia su Italia Oggi, su 2.500 siti web di enti e imprese italiane, in 1.690 casi non è rispettato l’obbligo di informare l’interessato su come saranno trattati i suoi dati personali (violazione dell’articolo 13 del Codice della Privacy) e in molti casi non è rispettata neppure la richiesta di consenso al trattamento dei dati (violazione dell’articolo 23 del Codice della Privacy).

Le prescrizioni del codice della privacy vanno adottate, per esempio, ogni volta che si chiede all’utente di compilare form di contatto, fornendo le loro informazioni personali. Il codice della privacy assegna all’interessato il diritto di ricevere un’idonea informativa sul trattamento dei dati personali per poter essere in grado di scegliere se prestare o meno il proprio consenso.

Sul versante sanzionatorio, l’articolo 161 del dlgs 196/2003 punisce le infrazioni a tale prescrizione con sanzioni pesantissime che vanno dai 6 mila ai 36 mila euro, cifre che possono essere anche raddoppiate se tali violazioni coinvolgono numerosi interessati, come nel caso di siti internet accessibili al pubblico, o addirittura quadruplicate se il contravventore è un soggetto facoltoso.