SE LA TOMBA DIVENTA DISCARICA

Servizi scadenti, degrado, scarsa illuminazione, furti e vandalismo. Mali comuni che affliggono da anni i tre cimiteri maggiori di Roma. Una ferita per la Capitale e per i tanti cittadini che quotidianamente si recano a pregare o riflettere sulle tombe dei propri cari. Uno schiaffo alla memoria di chi ci ha lasciati e al dolore di chi resta.

La denuncia sul vergognoso stato nel quale versano i campi santi dell’Urbe arriva dal neonato “Comitato tutela Cimiteri Flaminio-Prima Porta, Laurentino e Verano” – guidato dall’ex consigliera del XII municipio, Valeria Campana – che nella sala del Carroccio del Campidoglio ha presentato un dossier dal titolo emblematico: “Il degrado nei cimiteri capitolini“. Il lavoro è frutto dell’attività d’indagine svolta dall’organizzazione, ma anche delle segnalazioni e delle proteste giunte dai cittadini, estenuati dalle tante criticità incontrate. Un malessere giornaliero che impedisce di dare libero sfogo ai soli sentimenti che dovrebbero accompagnarci nelle moderne necropoli: nostalgia e dolore.

Costi record

Il rapporto parte da quelli che vengono definiti come “problemi comuni” a tutte le strutture. A cominciare da un tariffario per l’accesso ai servizi funebri che non ha eguali in Italia. Qualche esempio? La cremazione – dopo la recente maggiorazione del 40% approvata dal Comune – a Roma costa 450 euro, a fronte dei 306 di Milano e dei 331,46 di Palermo. Per l’inumazione – cioè la sepoltura in terra – vengono chiesti 342,57 euro, più del doppio sia del capoluogo lombardo (171,35€) sia di quello siciliano (140,08€). Stesso discorso per la tumulazione – a muro – che nella Capitale viene 309,17 euro, mentre a Milano 285,23 e a Palermo 191,05. Costi cui poi bisogna aggiungere i 3.377,12 euro chiesti per la concessione del loculo nel caso di tumulazione, o i 241,08 € per la successiva esumazione, nel caso di inumazione o mancato rinnovo del contratto per i “fornetti“. Senza dimenticare quanto si dovrà successivamente spendere per lapidi, foto, generalità del defunto ed eventuali decorazioni.

Liste d’attesa

C’è poi il problema legato alle lunghissime liste d’attesa. Il dossier cita casi in cui per ottenere una cremazione sono servite anche “tre settimane“; al Verano, invece, per una tumulazione il periodo d’attesa può arrivare a 10 giorni. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare (specie nei mesi estivi) per via del naturale processo di decomposizione dei corpi. Anche perché nelle more dei servizi cimiteriali il feretro resta stipato nei depositi, con maggiore esposizione ai fenomeni atmosferici. Tale situazione – derivante anche dal rapido esaurimento dei posti disponibili – potrebbe essere aggirata con un maggior ricorso alle tombe private, che porterebbero diversi benefici, tra cui la riqualificazione delle zone interessate dall’intervento edilizio. Peccato che a Roma, prosegue il rapporto, possono essere necessari anche 10 anni per ottenere il rilascio delle relative concessioni. E, come spesso capita, tra i meandri della burocrazia s’infila lo sciacallo di turno, che cerca di lucrare sul dolore proponendo impicci e intrallazzi per accorciare i tempi d’attesa. Basti ricordare il caso dell’ex funzionario Ama (la municipalizzata della nettezza urbana che gestisce anche anche i servizi cimiteriali) il quale, in accordo con imprenditori privati e attraverso l’utilizzo di documenti falsi, si era garantito la costruzione di tombe da vendere ai privati al Verano e a Prima Porta.

Verano

Passiamo ora alle criticità riscontrate nei singoli campi santi, partendo dal Verano. Si tratta, per chi non lo conoscesse, del più antico tra i principali cimiteri di Roma. Istituito tra il 1805 e il 1814, in ossequio all’editto napoleonico che imponeva di effettuare le sepolture fuori dalle mura delle città, è un vero e proprio museo a cielo aperto. Tra tombe monumentali, pregevoli sculture marmoree, lapidi e pittoresche cappelle in stile Liberty sono ospitate le spoglie di personaggi del calibro di Alberto Sordi, Anna Magnani, Vittorio Gasmann, Giuseppe Ungaretti, Ettore Pretolini, Vittorio De Sica e tanti altri rappresentanti della cultura e della politica, italiana e non solo. Senza dimenticare la basilica di San Lorenzo fuori le mura, dove è sepolto Papa Pio IX. Nonostante sia una meraviglia da proteggere e tutelare il Verano è divenuto ostaggio di numerosi problemi: tombe abbandonate, lapidi divelte, mancata potatura degli alberi con conseguente accumulo di guano nelle stagioni di migrazione dei volatili, scarsa manutenzione degli impianti elettrici e carenza di controlli che porta in dote i vergognosi fenomeni del vandalismo e dei furti sulle tombe.

Prima Porta

Con un’estensione di 140 ettari il cimitero Flaminio è il più grande d’Italia, una vera e propria città dei morti. Vi sono reparti dedicati alle diverse confessioni religiose (cattolica, evangelica, ebraica e islamica). La preparazione in occasione della visita di Papa Francesco per il 2 novembre ha portato un lieve miglioramento della situazione generale in alcune zone. Ma la manutenzione ordinaria scarseggia. Le strade interne (vitali per chi voglia muoversi in un’area così vasta) condividono il problema delle buche con il resto delle arterie e vie capitoline. Tra le tombe sempre più spesso si formano dei veri e propri cumuli di immondizia, mentre i cittadini segnalano frequenti guasti alla linea idrica e di illuminazione. Non mancano, anche in questo caso, episodi di vandalismo e furti.

Laurentino

Consacrato nel 2002 è il più “giovane” dei cimiteri romani e di conseguenza presenta meno criticità dei suoi “fratelli maggiori”. Il problema più impellente è quello della capienza, quasi esaurita. Una situazione incredibile  – il cimitero di Trigoria ha poco più di 15 anni – dovuta per lo più al ricorso, tuttora in essere, contro l’esproprio di alcuni terreni. Non mancano, anche al Laurentino, vandalismo, furti e scarsa manutenzione, in particolare quella della segnaletica stradale.

Dall’antichissima necropoli di Ostia fino alle monumentali sepolture nelle basiliche, passando per le catacombe cristiane. Roma ha insegnato al mondo che l’arte funeraria misura il livello di civiltà raggiunto da una società. Memore di ciò, il Campidoglio è chiamato a mettere mano urgentemente a questi problemi per restituire dignità alle sue “città della memoria”. Lo dobbiamo a chi ci ha lasciato e a chi, devotamente, ogni giorno vi si reca, cercando nel silenzio o nella preghiera un contatto attraverso i mondi.