Riaperta la chiesa della moltiplicazione dei pani. Il presidente israeliano difende la libertà religiosa

Nel giugno del 2015 fece scalpore l’incendio che distrusse parzialmente a Tabgha, in Galilea, la basilica della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Secondo la tradizione, confermata da scavi archeologici, sorge nel luogo in cui Gesù sfamò la folla non lontano da Cafarnao, sul mare di Tiberiade, unico miracolo narrato in tutti e quattro i Vangeli. Domenica, con una cerimonia interconfessionale seguita da una Messa, la chiesa, che appartiene ai benedettini tedeschi, è stata riaperta dopo un restauro concluso in tempi record, meno di due anni. A presiedere il rito l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer M. Woelki, alla presenza del presidente israeliano, Reuven Rivlin.

Lo stesso Rivlin si era recato in visita alla basilica subito dopo l’attentato, per il quale furono indagati una quindicina di giovani ultraortodossi. Sulle mura della chiesa, infatti, fu rinvenuta la scritta “I falsi idoli saranno smascherati”. Il presidente, che condannò immediatamente l’incendio, è tornato a ribadire che “Noi siamo per la libertà religiosa perché come popolo conosciamo molto bene cosa significa soffrire di una persecuzione religiosa. E siamo per la libertà religiosa in quanto siamo uno stato democratico. Siamo eguali davanti a Dio e alla legge”.

Parole apprezzate dal porporato tedesco che ha ringraziato il presidente: “Oggi è un giorno di grande gioia e amicizia. Molti hanno contribuito in diversi modi al restauro di questo luogo”. Poi ha ringraziato quanti “e sono stati tanti, di tutte le religioni, ci hanno manifestato la loro solidarietà”.

La chiesa sorge in un luogo che una pellegrina, Egeria, nel 380 descriveva dettagliatamente, indicando che la pietra su cui Gesù avrebbe appoggiato i pani e i pesci era stata trasformata in altare. Gli scavi del 1932 portarono alla luce una chiesa bizantina a tre navate con uno splendido pavimento a mosaico, quelli del 1936 permisero di scoprire un tempio più piccolo e più antico, del IV secolo, distrutto durante l’invasione persiana nel 614.
L’incendio del 2015 devastò i magazzini, gli uffici e danneggiò una sala di preghiera. Il resto si salvò grazie all’opera preziosa di cinque squadre di vigili del fuoco, che contarono anche alcuni intossicati, evitando una devastazione maggiore.