PROSTITUZIONE: “CARI” CLIENTI ARRIVANO LE MULTE

È passato poco più di un mese da quando il Ministro Minniti il 20 febbraio scorso col decreto legge n°14 ha dato il via a nuove misure urgenti per rafforzare la sicurezza urbana, la vivibilità dei territori e il decoro delle città dando maggiore poteri ai sindaci. Ed ecco che in breve tempo diverse amministrazioni hanno messo mano ai Regolamenti comunali di Polizia urbana per far fronte a fenomeni di degrado e di illegalità che vanno dallo spaccio di stupefacenti allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio con impiego di minori e disabili ai fenomeni di abusivismo come l’occupazione di spazi pubblici.

Ma uno dei temi che fanno discutere di più è l’annosa questione della multa a chi si ferma in strada a contrattare prestazioni sessuali a pagamento. Nelle amministrazioni comunali d’Italia la bagarre è all’ordine del giorno proprio sul tema prostituzione. Le spaccature sono nella maggioranza ma anche nei partiti all’opposizione. C’è chi vorrebbe multati sia clienti che prostitute. C’è chi propina come soluzione facile la riapertura delle case chiuse, c’è chi tiene alta la bandiera femminista dell’autodeterminazione della donna.

È successo che alcuni Sindaci, nonostante le tante polemiche sullo stesso decreto Minniti, hanno deciso di andare dritti per la loro strada coi regolamenti e con le ordinanze, non avendo come interlocutori i clienti che ovviamente non si fanno mai vedere, ma tutti quei cittadini, che non vogliono assistere sotto le proprie finestre alla compravendita di corpi, e le vittime che sognano di essere libere e di avere un “lavoro vero”. Così proprio nel mese di marzo dedicato alle donne, nel giro di due settimane a Piacenza, a Sarzana, a Trieste e a Ferrara sono scattate le multe per i clienti fino a 400 €, cercando di sopperire anche ad un vuoto legislativo che non permette in tutta Italia fino in fondo di tutelare chi è sfruttato e abusato sotto gli occhi di tutti con interventi per scoraggiare la domanda di prestazioni sessuali come il Ministero dell’Interno prevederebbe. Tra questi Sindaci “fuori dal coro” c’è anche Tiziano Tagliani, primo cittadino di Ferrara, che, come Paolo Dosi Sindaco di Piacenza, un mese fa aveva partecipato alla fiaccolata a sostegno delle vittime dello sfruttamento sessuale, promossa dall’Associazione Papa Giovanni XXIII insieme ai cittadini dei quartieri interessati dal fenomeno del meretricio.

Perché a Ferrara è diventato urgente sanzionare i clienti delle prostitute? Dai dati delle unità di strada risulta davvero peggiorata la situazione in città?
“Sul territorio ferrarese da diversi mesi abbiamo assistito all’aumento delle presenze in strada di ragazze che si prostituiscono (sempre più giovani, diverse minorenni) provenienti dalla Nigeria e attualmente richiedenti asilo. Come amministrazione comunale abbiamo ritenuto necessario valutare con attenzione quali iniziative mettere in atto per prevenire le piaghe come la tratta delle donne e il grave sfruttamento di minorenni: donne non libere di scegliere. Sono convinto che sia dovere di una società responsabile offrire delle alternative. Se ti prostituisci non perché ti piace, ma per bisogno, la tua non è una scelta di autodeterminazione: parliamo di soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati spesso dei documenti, sradicati dal loro Paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne in alcuni casi vendute ripetutamente come oggetti, a volte costrette con la forza o «esportate» con l’inganno. Ricordo che il Piano Nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2016-2018, tra le misure di prevenzione, indica di porre in essere attività volte a scoraggiare la domanda di servizi offerti dalle vittime di tratta”.

Quindi i progetti di tutela delle vittime da soli non bastano.
“In qualità di Comune abbiamo deciso anche di istituire un tavolo di coordinamento (tra le diverse istituzioni coinvolte) per comprendere l’intreccio tra i due fenomeni tratta e asilo. Ma inserire nel nuovo Regolamento della Polizia Urbana l’articolo 41, sulle turbative al decoro, all’igiene e al quieto vivere, definisce in modo stabile quanto fino ad ora attuato con singole ordinanze applicate per alcuni mesi nella zona stazione. Lo sforzo a contrastare il fenomeno della prostituzione introducendo multe per i clienti è motivato dalla consapevolezza che questi sono uno degli anelli della filiera: prevedere misure legislative per contrastare l’esercizio della prostituzione senza occuparsi di quanti si avvalgono delle prestazioni rischia di essere un approccio superficiale, carico di ipocrisia, ma, soprattutto, inefficace e inadeguato. Da precisare che nell’articolo 41, per evitare applicazioni distorte della norma che possano mettere a rischio le donne, si è inserito al 3° comma una pianificazione concordata degli interventi. Nessuna presunzione di risolvere un problema così complesso con queste azioni ma anzi la consapevolezza e l’impegno a integrare questa previsione regolamentare con progetti mirati che, ad integrazione delle azioni messe in atto fino ad oggi col progetto Oltre la strada, Luna Blu e Invisibile, possano attenuare eventuali effetti negativi sulle vittime dello sfruttamento e della tratta. Inoltre si affronterà la problematica anche dal punto di vista dei clienti in collaborazione con il Centro d’Ascolto Uomini Maltrattanti per affiancare interventi informativi, culturali ed educativi che scoraggino la domanda di queste prestazioni”.

Non è forse un'”intrusione” della politica in una libera contrattazione tra adulti, visto che comprare e vendere sesso in Italia non è vietato?
“L’Italia dovrebbe fare chiarezza prevedendo leggi che si prefiggono l’obiettivo di individuare norme realmente efficaci per contrastare le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta e, successivamente, lo sfruttamento delle ragazze – prevalentemente provenienti da Paesi stranieri con condizioni economiche e sociali di gran lunga peggiori di quelle italiane – sul nostro territorio, riducendole a una condizione di vera e propria schiavitù. Il legislatore deve aiutare e sostenere gli interventi degli enti locali inserendo nell’ordinamento legislativo norme e sanzioni specifiche per la prevenzione e per il recupero sociale delle vittime dello sfruttamento della prostituzione”.