Per l’Inps la mamma in casa-famiglia non vale una mamma vera

I nostri parlamentari hanno evidentemente cose troppo importanti di cui occuparsi per legiferare in materia di famiglia. Il principale istituto sociale, infatti, è onnipresente sui vari proclami preelettorali sia di destra che di sinistra per essere poi puntualmente accantonato quando si tratta di passare ai fatti. La famiglia non solo non è tutelata adeguatamente, ma è la principale fonte da cui i vari politici e istituzioni di turno traggono soldi tra tasse e imposte varie; oppure non riconoscendo dei diritti inequivocabili servendosi di cavilli legali possibili grazie a un universo costellato, in materia familiare, di leggi imprecise o assenti. Un caso emblematico è avvenuto giorni fa nel milanese.

La madre di una casa-famiglia con 8 bambini accolti non solo si è vista negare dall’Inps il congedo familiare e la relativa indennità, ma l’Istituto di Previdenza Sociale le ha chiesto indietro 21mila euro percepiti per le accoglienze pregresse. Circa 3.000 euro a bambino. Secondo l’Istituto Cristina era solo colei che gestiva la comunità familiare e quindi il congedo non le spettava. Tale assurdità è stata resa possibile dal vuoto legislativo presente da decenni in merito alle case-famiglia, realtà nate in Italia e presenti sul territorio da almeno 30 anni in cui un padre e una madre si aprono gratuitamente all’accoglienza di figli non loro rigenerandoli nell’amore. I genitori affidatari non percepiscono nessuno stipendio, esattamente come dei qualsiasi padri e madri di famiglia. Negare loro però anche il diritto di ricevere il sacrosanto congedo di maternità e l’indennità prevista per legge alle donne lavoratrici appare un metodo assai discutibile da parte dell’Inps di fare cassa a tutti i costi. Richiedere indietro i denari già erogati, inoltre, è inaccettabile. Come se la crisi pecuniaria che colpisce l’istituto da decenni fosse risanabile spillando più soldi possibili a chicchessia, non nella necessaria ristrutturazione delle pensioni che da anni vede i politici fare orecchie da mercanti.

“In Italia la famiglia è un limone da spremere a suon di tasse e basta”, dichiara Mario Sberna deputato di Per l’Italia che vuole andare a fondo della vicenda: “Nessuna delle diverse proposte di legge sulla famiglia è stata finora incardinata alla Camera” per la discussione. “Sulla famiglia – aggiunge l’ex-presidente dell’Associazione famiglie numerose – c’è una lentezza esasperante della politica, segno di un palese disinteresse. Serve più coraggio e, per quanto mi riguarda, assicuro fin da ora il mio impegno parlamentare per arrivare, quanto prima, ad avere una legge sulle case famiglia che dia dignità giuridica a un’esperienza straordinaria, che ha davvero salvato la vita di migliaia di bambini e adolescenti in difficoltà”. Speriamo non si tratti solo dei soliti proclami per accaparrarsi qualche voto in più.